La Rete

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mercoledì 30 settembre 2015

Autunno

Da pochi giorni è iniziata quella stagione - per me la più suggestiva - variopinta, che pian piano ci immetterà nel buio inverno. Lentamente, le giornate si accorciano, rabbuiano, rinfrescano. Quando poi ritornerà l'ora solare esse saranno ancora più brevi, buie, intime, belle. Sopraggiungeranno anche le nebbie ad avvolgere la città, e tutto il mondo, in un velo spesso e denso che trasforma paesaggi consueti in paesaggi straordinari.







sinforosa castoro 

martedì 29 settembre 2015

Peggy va a Roma. 2° Parte

... Siamo arrivate a Roma di prima mattina... che emozione!





Dopo una corsa in metropolitana - ma come è sporca! - eccoci al Colosseo - ma come è tutto rotto! - poi, però, Sinforosa mi ha spiegato e allora ho capito che è vecchio vecchio e ha tanta tanta storia. Che bello!
Abbiamo girato di qua e di là. Abbiamo mangiato un grosso panino, però un pezzetto ciascuno, e abbiamo visto tante cose me... meravigliose. Quanta gente!!!









Poi siamo salite su un bus rosso e abbiamo girato, girato, girato per tutta Roma. Guardate quante cose che ho visto...




 Alla fine, però, ero proprio stanca. 
«Sinforosa, andiamo a mangiare al ristorante, dai!».

«Ok, Peggy, andiamo»...










sabato 26 settembre 2015

Dio creò l'uomo a sua immagine. A immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò

Condivido con voi questa riflessione di Gianfranco Ravasi. Commentatela pure, se vi va. Io mi limito a condividerla con chi è interessato all'argomento.
«Dio creò l’uomo a sua immagine. A immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò». Quante volte è stato ripetuto questo passo della Genesi (1,27) che afferma senza esitazioni la bipolarità sessuale come “immagine” divina, non tanto perché Dio sia sessuato, ma perché, generando, la coppia umana riproduce in sé stessa “l’immagine” del Creatore, sia pure solo come “somiglianza”. Questo asserto è stato messo in crisi da una concezione che sta sempre più estendendosi a livello comportamentale, sociale e giuridico. La scrittrice francese Simone de Beauvoir, già nel 1949, ne Il secondo sesso, aveva citato questa formula che ben presto si era trasformata in una specie di vessillo: «Donna non si nasce, si diventa». Fu la culla nella quale è nata e cresciuta una teoria di cui spesso si parla ai nostri giorni, quella del gender (“genere”), secondo la quale la differenza sessuale tra uomo e donna non è riconducibile alla natura umana e, quindi, codificata per sempre. Essa, invece, si formerebbe dalla deriva del fiume della cultura, anzi, sarebbe il risultato di un’artificiosa costruzione dei diversi ruoli sessuali da parte della società. Il delta a cui si è approdati, con i multi-gender, i trans-gender, i post-gender e così via, rivela la meta verso la quale si voleva tendere: superare la natura umana stessa, ritenuta uno stampo fittizio, ideologico, troppo rigido. Già il padre della psicanalisi, Freud, nel suo saggio Disagio delle civiltà del 1929, osservava che «il compito principale della cultura, la sua vera ragion d’essere è difenderci dalla natura». Siamo, quindi, in un orizzonte ben diverso da quello cristiano. Ormai per molti sia l’idea di “legge” sia il concetto di “natura” sono da abbandonare come imposizione estrinseca rispetto alla libertà umana. È da qui che deriva la visione della verità come un dato meramente soggettivo, elaborato da ciascuno secondo la propria coscienza. È da qui che affiorano frasi “relativistiche” come: «Ognuno ha la sua morale», oppure: «Ciascuno si regola secondo una sua legge interiore». È vero che l’ultima istanza è la propria coscienza, ma essa non può essere ridotta a un arbitrio, bensì comprende formazione, verifica, confronto. E qui entra in scena la discussione sulla natura umana in sé considerata, un tema da approfondire anche attraverso il contributo delle nuove scienze umane. Per quanto riguarda, invece, la teoria del gender, che è un corollario del rigetto del concetto di “natura”, contestare una simile visione non significa accettare la diseguaglianza dei sessi. Secondo la concezione classica, ogni creatura umana ha un’identica natura ma con modalità proprieAnche una “femminista” come Anne Stevens nel suo saggio Donne, potere, politica (Mulino 2009) affermava: «Esistono alcune differenze biologiche di fondo fra uomini e donne, riconoscibili nella vita quotidiana e tali da rendere sensato parlare di uomini e donne e attribuire gli aggettivi maschile e femminile ai membri dei rispettivi gruppi». 
Da Famiglia Cristiana N.38. 2015. Gianfranco Ravasi 

Guariento (XIV secolo). Adamo ed Eva davanti a Dio


sinforosa castoro

giovedì 24 settembre 2015

Che sfiga

Scuola, ore 10, in aula, tutti intorno seduti sulle panchette a chiacchierare e cantare. La canzone è quella della "lavandaia" che lava, strizza, stende, stira, piega, dorme e poi si sveglia e ricomincia a lavare, strizzare, stendere, stirare, piegare e così via discorrendo, il tutto accompagnato dai gesti mimici delle varie azioni.
Bagno, cinque minuti dopo, mi si avvicina un bambino di cinque anni, uno di quelli passionali: un momento ti mette le mani al collo per abbracciarti, il momento dopo per strozzarti, e mi dice: «Che sfiga quella lavandaia!».
A me viene da ridere a crepapelle ma mi trattengo e rispondo: «Amore, ma non si dice così. Si dice "quanta pazienza quella lavandaia, oppure che stufata quella povera lavandaia"».
Lui mi guarda, riflessivo e un po' incerto, poi controbatte: «Eh... sì!» e se ne va sventolando una mano aperta come per dire: «È una sfiga, altroché!».


sinforosa castoro

mercoledì 23 settembre 2015

Il bambino "grande" vuole la mamma

Lui ha cinque anni e ha sempre dimostrato di venire a scuola volentieri, in poche parole non ha mai pianto, neanche da piccolo. Forse perché c'era il fratello maggiore che adesso è andato alla Primaria? Mah! Fatto sta che in queste mattine si lamenta e reclama la mamma, piangendo.
«Su, dai, non piangere, i bambini vanno tutti a scuola, anche tuo fratello, no?».
«Sì, ma io voglio mia mamma».
«La mamma deve andare a lavorare».
«No, non lavora».
«Deve andare anche a fare la spesa, però... ».
«Abbiamo il frigo pieno».
«Ascolta, lo so che vuoi la mamma, e hai ragione, ma qui ci sono tutti i tuoi amici che ti stanno aspettando, perché vogliono giocare con te. E poi tu sei grande, adesso, e a scuola impari tantissime cose e l'anno prossimo andrai anche tu nella scuola dove c'è tuo fratello. Ok?».
Mi fa sì con la testa, se ne sta ancora un po' lì seduto a pensare, a riflettere, e poi, finalmente, si decide ad andare a giocare.



sinforosa castoro

martedì 22 settembre 2015

Peggy va Roma. 1° Parte

Ehi, in questi giorni il blog è rimasto muto perché sono andata a Roma. Sono andata  con Sinforosa e le sue amiche. È stato un viaggio bellissimo e loro, le sue amiche, sono state tanto carine con me. Mi hanno preso in braccio, mi hanno coccolato, mi hanno fatto vedere tante bellissime cose.
Siamo partite presto presto, quando c'era ancora buio.




Siamo andate con un treno tutto rosso, che andava velocissimo. Che meraviglia!!!

Eccomi qua, avete visto che bello, sto seduta sul tavolino e adesso gioco con Sinforosa e le sue amiche. 
Poi siamo andate tutte, no, un'amica di Sinforosa non è venuta, perché... boh, non so perché, forse non aveva voglia, siamo andate al bar, sì, perché sul treno c'è anche il bar, lo sapete? 


Sinforosa mi ha preso un cappuccino, lei, però, ha preso il caffè e le sue amiche anche il cornetto, non tutte, però.

Io, poi, ho guardato fuori del finestrino: che bel paesaggio! 
«Vengo, Sinforosa».
Per oggi basta, devo andare con Sinforosa a fare la spesa.
Ciao a tutti, alla prossima volta. Sì, ve lo prometto, vi racconterò ancora il viaggio a Roma.


sinforosa castoro
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giovedì 17 settembre 2015

IRC. Insegnamento religione cattolica nella scuola dell'Infanzia

Ricordate i post riguardanti le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo d'istruzione? 
http://sinforosacastoro.blogspot.it/2014/09/indicazioni-nazionali-per-il-curricolo.html
e post seguenti, ebbene, ora completiamo con le indicazioni nazionali circa l'insegnamento della religione cattolica, per chi vuole avvalersi, è ovvio. 

Integrazioni alle Indicazioni nazionali relative all'insegnamento della religione cattolica 
(DPR 11 febbraio 2010)

Scuola dell’infanzia
Le attività in ordine all'insegnamento della religione cattolica, per coloro che se ne avvalgono, offrono occasioni per lo sviluppo integrale della personalità dei bambini, aprendo alla dimensione religiosa e valorizzandola, promuovendo la riflessione sul loro patrimonio di esperienze e contribuendo a rispondere al bisogno di significato di cui anch'essi sono portatori. Per favorire la loro maturazione personale, nella sua globalità, i traguardi relativi all’Irc sono distribuiti nei vari campi di esperienza. Di conseguenza ciascun campo di esperienza viene integrato come segue:

Il sé e l’altro. Scopre nei racconti del Vangelo la persona e l’insegnamento di Gesù, da cui apprende che Dio è Padre di tutti e che la Chiesa è la comunità di uomini e donne unita nel suo nome, per sviluppare un positivo senso di sé e sperimentare relazioni serene con gli altri, anche appartenenti a differenti tradizioni culturali e religiose.
Il corpo e il movimento. Riconosce nei segni del corpo l’esperienza religiosa propria e altrui per cominciare a manifestare anche in questo modo la propria interiorità, l’immaginazione e le emozioni.
Immagini, suoni e colori. Riconosce alcuni linguaggi simbolici e figurativi caratteristici delle tradizioni e della vita dei cristiani (segni, feste, preghiere, canti, gestualità, spazi, arte), per poter esprimere con creatività il proprio vissuto religioso.
I discorsi e le parole. Impara alcuni termini del linguaggio cristiano, ascoltando semplici racconti biblici, ne sa narrare i contenuti riutilizzando i linguaggi appresi, per sviluppare una comunicazione significativa anche in ambito religioso.
La conoscenza del mondo. Osserva con meraviglia ed esplora con curiosità il mondo, riconosciuto dai cristiani e da tanti uomini religiosi come dono di Dio Creatore, per sviluppare sentimenti di responsabilità nei confronti della realtà, abitandola con fiducia e speranza.
Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo d'istruzione.





 L'arca di Noè.


mercoledì 16 settembre 2015

L'insegnante

"... e or m'accora,
la cara e buona immagine paterna
di voi quando nel mondo ad ora ad ora
m'insegnavate come l'uom s'etterna... ".
Dante
Divina Commedia
Inferno canto XV
Dante incontra Brunetto Latini


sinforosa castoro

lunedì 14 settembre 2015

Mia mamma lavora sulla strada

Lei ha tre anni e l'altra cinque. Stanno dialogando sul mestiere della mamma.
«Mia mamma lavora sulla strada» dice la bimba di tre anni.
«Allora vuol dire che fa il vigile».
«No, lavora sulla strada e i signori ci danno i soldi».
È vero, ha ragione lei, la sua mamma non fa il vigile, lavora sull'autostrada, al casello, dove passano tantissime macchine che devono pagare il biglietto.



sinforosa castoro

domenica 13 settembre 2015

Chi dite che io sia

La nostra fede in Cristo non dipende tanto dall'essere istruiti o dalla frequentazione delle chiese o delle varie celebrazioni dell'anno liturgico, quelle, semmai, sono la conseguenza. La nostra fede dipende in primis dall'incontro personale con il Risorto. Solamente quando lo incontriamo a tu per tu, scatta in noi quel qualcosa che ci induce a seguirlo e, seguendolo, a desiderare di conoscerlo sempre più in un crescendo che diventa poco alla volta abbandono fiducioso in Lui.
È da questo che nasce l'esigenza "di istruirci" su di lui.
È da questo che nasce l'esigenza di incontrarlo sempre più frequentemente e nell'Eucaristia e negli altri, chiunque si incroci nella vita.
È da questo che nasce il bisogno di pregare per chiedere, lodare e stare in sua compagnia, da quando si aprono gli occhi al nuovo giorno a quando li si chiudono, a fine giornata.
La Lettura di oggi ci invita a domandarci che posto ha Lui nella nostra vita.


"... 29 Ed egli disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». E Pietro, rispondendo, gli disse: «Tu sei il Cristo».30 Allora egli intimò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno". Mc. 8,29-30


sinforosa castoro

sabato 12 settembre 2015

La cacca è mia

«Sinforosa, mi ha detto la mamma che non ha fatto la cacca da ieri, può dirle lei di andare in bagno?».
«Va bene. Hai sentito cos'ha detto la nonna? Devi cercare di andare in bagno».
Lei, una bambina grande, mi guarda, annuisce e scappa a giocare. Dopo mezz'ora le ricordo di andare in bagno. «Ma no, non mi sento».
A metà mattina glielo ricordo ancora: «Lo sai cos'ha detto la nonna. Su, dai, ma è possibile che per andare in bagno c'è da fare sempre tutta questa fatica? Cerca di andare, no!».
Lei, che sta giocando con un gruppo di amichette, si volta e mi grida: «Senti Sinforosa, gliel'ho detto anche a  mia nonna, la cacca è mia e la faccio quando voglio io». E va avanti a giocare. E a noi maestre scappa da ridere.


sinforosa castoro

venerdì 11 settembre 2015

Peggy monella



Ehi, amici, indovinate dove sono? Non è fantastico?
Aiuto, incomincia a piovere... quante goccioline!!!


Ah. Ah. Ah. Ah, che bello!
«Peggy, stai attenta».


sinforosa castoro
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giovedì 10 settembre 2015

Ti racconto il mio disegno

«Allora, questa qui è la mia casa, quando vado al mare, c'è  anche mia zia, quella lì è quella di mia zia e poi c'è anche la casa di mia nonna, aspetta, adesso la faccio».


«Ecco, hai visto? Quella lì è quella di mia nonna».
«Siete tutti vicini, che bello!».
«Sì, siamo tutti lì vicini, però io adesso abito qui e c'ho un'altra casa, però quella lì è quella quando vado al mare da mia nonna».
«Bellissime, bravo. E a te piace di più abitare dove c'è il mare e tua nonna o abitare qui?».
«Mi piace tutte e due: là e qui».



sinforosa castoro

mercoledì 9 settembre 2015

Di chi sono tutte quelle mamme

Giardino della scuola, ore 9.55. Al cancello tante mamme con i loro bambini (quelli "nuovi") in attesa di entrare. In giardino tutti gli altri (quelli già frequentanti).
Una bambina di neanche quattro anni, che sta giocando con tre amichette, si ferma di scatto, guarda al cancello e dice:
«Maestra, di chi sono tutte quelle mamme?».
«Sono le mamme di tutti quei bambini che sono con loro. Sono le mamme dei bambini nuovi».
«Ah!».
Lei li scruta ancora per un po', immobile, con la paletta in mano, in meditazione, poi si volta e torna a giocare.



sinforosa castoro

martedì 8 settembre 2015

Ellis e Di Pietro. REBT e Educazione Razionale Emotiva. Emozioni Parte 5°

Segue...  dal post precedente

Nei post precedenti abbiamo parlato di emozioni, bisogni, comunicazione non violenta e importanza di un buon allenamento emotivo.
Abbiamo ormai chiaro l'importanza di conoscere e riconoscere le emozioni che si muovono dentro noi e dentro i nostri bambini, emozioni che ci rimandano ai nostri bisogni.
Abbiamo ben chiaro l'utilità d'imparare a nominare le emozioni, per poterle gestire al meglio. Tuttavia, se per noi adulti è più facile riconoscere e nominare una nostra emozioni, per i bambini non è così.
Sappiamo, infatti, che per un bambino non è facile riconoscere e soprattutto dare un nome all'emozione provata, poiché il suo cervello è ancora in fase di crescita, quindi utilizza il solo modo che conosce per esprimerla e cioè attraverso un'azione.
Es: è triste o ha paura o è arrabbiato, che cosa fa? Passa all'azione: piange, urla o fa capricci, eccetera.
Con l'aiuto di questi due autorevoli psicologi, approfondiamo l'argomento.

LA REBT di Albert Ellis
La Terapia Comportamentale Razionale Emotiva (REBT) è una teoria psicologica che negli ultimi quarant'anni ha avuto un notevole influsso sulla psicoterapia.
Al contrario di molte altre Scuole, la REBT ha alla base principi semplici, straordinariamente efficaci e facilmente trasmissibili. Al punto che i terapeuti sono soliti fornire ai pazienti sintesi semplificate della teoria REBT perché già queste conoscenze di per sé formano un'ottima base per il processo terapeutico.
Il presupposto da cui parte Ellis è che, se noi riusciamo a pensare in modo razionale, la forza traumatica di qualunque evento si svuota del suo potenziale ansiogeno. Infatti, varie forme di disagio psicologico ed emotivo non vengono determinate dalle caratteristiche dell'evento attivante in sé, ma dai pensieri, spesso distorti e irrazionali, per mezzo dei quali lo interpretiamo e gli assegniamo un significato esageratamente disturbante.
Gli assunti principali della REBT. possono essere sintetizzati nei seguenti punti:
Nella maggior parte dei casi il modo in cui ci sentiamo (emotivamente) e il modo in cui ci comportiamo sono la risultante di ciò che pensiamo.
Un modo di pensare inadeguato (illogico, distorto, irrazionale) porta a problemi emotivi e comportamentali.
Problemi emotivi e comportamentali possono essere superati imparando a sostituire pensieri irrazionali con pensieri razionali. 
Da www.educazione-emotiva.it

Per sintetizzare, ci verrebbe da dire che dobbiamo imparare a "pensare positivo" e "far imparare a pensare positivo" attraverso pensieri R A Z I O N A L I, che in questo modo privano ogni situazione-evento-fatto del loro elemento ansiogeno. Ma facciamo un passettino in più.
L'EDUCAZIONE RAZIONALE EMOTIVA IN PRATICA di Mario Di Pietro
Attuare un processo di alfabetizzazione emotiva significa insegnare al bambino l'A.B.C delle mie emozioni. Il modello dell'emozione adottato nell'ambito dell' educazione emotiva include i tre elementi che intervengono in qualsiasi manifestazione emotiva.
Al punto A si considera l' evento attivante la situazione vissuta dall'individuo.
Al punto C troviamo la sua reazione emotiva e comportamentale.
Fra A e C interviene il punto B, ossia la propria rappresentazione mentale della realtà, il proprio modo di pensare, ovvero di interpretare e valutare, dentro la propria testa, ciò che è avvenuto al punto A. 
L'A B C delle emozioni, se insegnato precocemente al bambino, costituisce il primo passo per una vera e propria vaccinazione emotiva, in quanto viene fornito uno strumento che lo metterà in grado di comprendere le proprie reazioni emotive negative per poterle successivamente trasformare.
Ciò non vuol dire che non proverà più emozioni spiacevoli, ne farà senz'altro esperienza di tanto in tanto, ma anziché essere sopraffatto da esse, sarà in grado di dominarle.

L'Educazione Razionale Emotiva riconosce che le emozioni, anche quelle negative, hanno un loro valore legato alla sopravvivenza della specie. Così come il dolore fisico ci comunica che qualcosa sta nuocendo al nostro corpo, anche il disagio emotivo funge da segnale che ci avverte dell'opportunità di mobilitare le nostre risorse per fronteggiare la situazione.
Se però questo disagio emotivo si fa troppo intenso ne saremo sopraffatti e non saremo più in grado di attivare, in modo efficace, le nostre risorse personali.
L'intento dell'Educazione Razionale-Emotiva non è quindi eliminare ogni emozione spiacevole, ma minimizzare l'impatto che tali emozioni hanno sulla vita dell'individuo, favorendo nel contempo la massimizzazione di emozioni positive
Solitamente un programma di Educazione Razionale Emotiva si sviluppa attraverso tre fasi.
  • Innanzitutto si cerca di aiutare il bambino a riconoscere, a identificare le proprie emozioni, a essere consapevole di come si sente quando prova un certo disagio emotivo.
  • Poi si tratta di aiutarlo a identificare il rapporto esistente fra modo di sentirsi e modo di pensare e a rendersi conto che se si sente in un certo modo è perché pensa secondo determinate modalità.
  • Infine, si cercherà di aiutare il bambino ad intervenire su quei meccanismi mentali che sono alla base di emozioni disfunzionali, operando una trasformazione all'interno della propria mente e quindi cambiando qualcosa nel proprio dialogo interno, ossia nel modo in cui parla a sé stesso quando interpreta e valuta ciò che gli accade. E` ciò che con un termine tecnico viene chiamata ristrutturazione cognitiva. 
 Probabilmente nessuno penserebbe di poter insegnare a un bambino a nuotare se egli stesso non fosse neanche in grado di rimanere a galla in una piscina. Sarebbe quindi un'impresa altrettanto ardua per un insegnante cercare di far apprendere ai propri alunni come fronteggiare le emozioni negative, se egli prima non avesse acquisito una certa padronanza in tale abilità. Per questo un piano di attuazione di un programma di educazione emotiva dovrebbe sempre iniziare con un lavoro che l'insegnante fa su sé stesso.
Ciò non significa reprimere le proprie emozioni, ma trasformarle agendo sul meccanismo che determina l'insorgere e il perdurare di stati emotivi negativi. Come abbiamo visto tale meccanismo è dentro la nostra testa ed è costituito dai nostri stessi pensieri. Acquisire la capacità di fronteggiare le emozioni negative significa quindi imparare a riconoscere e a trasformare i propri pensieri irrazionali
Tale processo implica le seguenti fasi:
Consapevolezza dell'insorgere di uno stato d'animo negativo.
Riconoscimento dei pensieri che precedono e accompagnano il manifestarsi di tale stato d'animo.
Individuazione dei pensieri nocivi o irrazionali.
Correzione e trasformazione di tali pensieri disfunzionali attraverso il ragionamento.
Ricorso continuo a nuovi modi di pensare più adeguati al fine di sperimentare reazioni emotive e comportamentali più funzionali alla situazione. 
Da www.educazione-emotiva.it
Per sintetizzare, ci verrebbe da dire che, anzitutto, dobbiamo impararlo noi, genitori/insegnanti, l'A.B.C delle mie emozioni, solo così possiamo fare imparare questo mini-alfabeto ai nostri bambini. 
Ma facciamo un passettino in più e andiamo alla pratica. Parliamo di giochi.
Ricordate il bel giochetto fatto in occasione della festa del papà? Ecco il link:
http://sinforosacastoro.blogspot.it/2014/03/caro-papa-se-tu-fossi-saresti.html

Ora, per far conoscere, riconoscere e nominare le emozioni, replichiamo questo gioco con la parola emozione, facendo ripensare al momento in cui si è vissuta. Es: Stamattina quando il tuo amico ti ha portato via il gioco hai urlato, perché? Cos'hai provato? 
E quindi:
Se la tua emozione fosse un animale sarebbe...
Se la tua emozione fosse un fiore sarebbe...
Se la tua emozione fosse un colore sarebbe...
Se la tua emozione fosse un frutto sarebbe...
Se la tua emozione fosse un dolce sarebbe...
Se la tua emozione fosse una forma sarebbe...
Se la tua emozione fosse un personaggio delle fiabe sarebbe... eccetera, eccetera, eccetera.
Che ve ne pare? 
Vi assicuro che questo gioco piacerà tantissimo e si presterà per far sì che i bambini comincino a familiarizzare con le proprie emozioni e farle uscire in un modo del tutto nuovo e più consapevole. 
Se poi faremo esprimere queste loro risposte attraverso il disegno, l'attività pittorica, drammatica, musicale, be' avremmo un buon punto di partenza per poter realizzare con loro un buon allenamento emotivo e una buona educazione razionale emotiva pratica.



sinforosa castoro

lunedì 7 settembre 2015

Un buon maestro


Un buon insegnante è un maestro di semplificazione e un nemico del semplicismo.
Louis A. Berman



sinforosa castoro

domenica 6 settembre 2015

La Buona scuola e il gender

Una serie di utili e interessanti link per tutti i lettori che mi hanno chiesto di parlare della "Buona Scuola" e del "Gender a scuola". Buona lettura e... a risentirci.

Dal Web


Dal sito del MIUR. Consultazione sulla Buona scuola.
http://www.istruzione.it/allegati/2014/focus151214_all1.pdf

Dal sito del GOVERNO la Buona scuola in dodici punti.

Dal quotidiano AVVENIRE. Gender a scuola? nella legge non c'è. Di Lucia Bellaspiga 27-6-15
http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/Gender-a-scuola-Nella-legge-non-c-.aspx

Da CITTÁ NUOVA. La teoria gender nella legge della buona scuola? Di Adriano Pischetola 30-6-15
http://www.cittanuova.it/c/447811/La_teoria_gender_nella_legge_sulla_Buona_scuola.html

Da LACROCE QUOTIDIANO. Contro l'ideologia gender a scuola, 7 pratici consigli ai genitori. Di Gianfranco Amato 3-9-15
http://www.lacrocequotidiano.it/articolo/2015/09/03/societa/contro-lideologia-gender-a-scuola-7-pratici-consigli-ai-genitori

Dalla DIOCESI DI PADOVA. Ideologia/del Gender. Diocesi di Padova: inutili allarmismi, il documento ufficiale. 25-8-15

sabato 5 settembre 2015

Il sogno brutto

«... Questo è il mio orso, quello che porto a letto perché così, quando vado a letto, non ho più paura, perché poi faccio il sogno brutto, del mostro, quello tutto cattivo che viene e poi mia mamma mi ha detto "ma non viene il mostro" e poi così c'è lui che sta lì con me e io non faccio più il sogno brutto. Hai capito?».



sinforosa castoro

venerdì 4 settembre 2015

Nel cassetto dei ricordi

L'estate sta finendo. 
Quali immagini e ricordi metterete nel cassetto?
Volete parlarne?
Postate commenti, riflessioni, pensieri, ricordi...
Sarà bello leggervi.
A nome di tutti i lettori, grazie.


sinforosa castoro

giovedì 3 settembre 2015

La cassiera

Alla cassa di un grande ipermercato.
Due nonne con le loro tre nipotine.
Una di queste bambine si rivolge alla cassiera (donna su una certa età, corpulenta, capelli cortissimi, occhiali e viso severo) e a bruciapelo le domanda:
«Ma tu sei un uomo o una donna?».
La nonna, a disagio e quasi a scusarsi con la cassiera, va subito in aiuto alla nipotina: «Ma non vedi che è una signora?».
Interviene un'altra delle bimbe che, dopo aver osservato per bene la cassiera, esclama:
«Ma sì, no! Non vedi che è una donna, ha il braccialetto!».
Ma la più grande (sei anni circa), con fare da so-tutto-io, puntualizza:
«L'amico di mia mamma è un uomo e anche lui ha il braccialetto».
Le nonne, raccolte in fretta e furia le borse, incitano all'unisono: «Andiamo, bambine, andiamo» e quelle se ne vanno, discutendo ancora.




sinforosa castoro

mercoledì 2 settembre 2015

Goleman e Gottman: l'allenatore emotivo. Emozioni. Parte 4°

... Segue dal post precedente


Perché questi tre post precedenti? A che scopo?
In realtà i tre post precedenti sono un preambolo per arrivare, oggi, ad affermare che come insegnanti e come genitori, oltre che come persone che, volenti o no, si pongono in relazione, è importantissimo "allenarci" e "allenare" emotivamente per... per poter far fronte agli alti e bassi della nostra e dell'altrui vita e vivere così una vita migliore.
Ma come si diventa genitori/insegnanti "allenatori emotivi?".
Dalla nostra abbiamo professori autorevoli che ci tracciano la via.
Per esempio, John Gottman, che richiama il pensiero reso popolare da un altro eminente professore: Daniel Goleman, colui che ha espressamente rilevato e dichiarato che l'intelligenza emotiva (la conoscenza di sé, l'empatia ecc.) - sottovalutata per molto tempo a favore del Quoziente d'intelligenza (QI) - è di grande importanza poiché influenza e non poco la vita umana. Gottman, si diceva, classifica i genitori - e quindi anche gli insegnanti - in quattro tipologie: noncuranti, censori, lassisti e allenatori emotivi.

  • Noncuranti. Sono genitori/insegnanti che sminuiscono, sottovalutano o ignorano le emozioni negative dei figli/allievi.
  • Censori. Sono genitori/insegnanti che giudicano, criticano e persino puniscono i figli/allievi per le manifestazioni emotive espresse più o meno palesemente.
  • Lassisti. Sono genitori/insegnanti che, pur accettando le manifestazioni emotive dei figli/allievi, non sono in grado di dare loro una direzione, una soluzione al problema e non sanno contenere o porre limiti al loro comportamento.
  • Allenatori emotivi. Sono genitori/insegnanti che:
- Non si oppongono alle manifestazioni emotive dei loro figli/allievi (collera, paura, tristezza...).                                                                                                                                                                    
- Non ignorano tali manifestazioni.
                                                                                         
- Riconoscono in quell'emozione l'opportunità di dialogo-insegnamento-intimità con il figlio/allievo.
                                                                                 
- Ascoltano con empatia(nei panni di)-partecipazione emozioni-sentimenti del figlio/allievo.

- Aiutano il figlio/allievo a esprimere "cosa sta provando in quel momento".

- Pongono limiti al loro comportamento, mentre impartiscono "lezioni di vita" cercando insieme strategie e soluzioni al problema del momento.

Continua...



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