Non so perché in queste ultime notti è ritornato il Muci-neonato di allora. Era da un anno o giù di lì che non mi svegliava più in piena notte, sì in piena notte. Arriva e incomincia ad attirare l'attenzione grattando la porta, le ante dell'armadio, tirando i cassetti bassi della cassettiera, e, se non sono pronta a intervenire in un battibaleno, tutta la biancheria ben riposta in 'sti cassetti me la ritrovo in terra. Io, con gli occhi chiusi e al buio, incomincio a sgridalo. Lui niente, imperterrito continua, allora accendo la luce della lampada e lo minaccio. Lui mi fissa con quei suoi occhi tondi, grossi e pieni, senza un minimo di timore, anzi, con spavalderia se ne sta lì impalato pronto a ricominciare la protesta. Mi ricorico e spengo la luce, sono le tre e mezza di notte e dalla finestra, un po' aperta, entra quella bella fresca brezza notturna che ti fa sospirare e godere di essere lì nel tuo letto con ancora un po' di ore per dormire. Muci ricomincia, adesso salta sul mobile dove ci sono tutte le foto incorniciate.
«Smettila» gli grido dal letto. Pare che l'abbia capita: il silenzio è ripristinato e regna sovrano, ovunque. Pia illusione. Dopo un po' sento che ricomincia a grattare. Nel buio afferro la prima cosa che mi capita sotto mano e la lancio, così, a vanvera. È la biro che tengo sul comodino accanto al libro, è andata a sbattere contro il cassettone. Accendo la luce. Muci mi guarda e guarda la biro in terra accanto a lui. Dal suo cipiglio intuisco che non mi lascerà in pace finché non mi alzerò. Appena mi vede in piedi, un po' barcollante, in verità, per via del sonno, eccolo strusciarsi contro le mie gambe. Grrr... grrr... grrr. Non smette un attimo di fare le fusa. Mi segue in cucina, gli verso nella ciotola una manciatina di crocchette, fra parentesi ce n'erano già, e, dopo avermi rivolto uno sguardo di gratitudine, incomincia a sgranocchiare. Io ritorno a letto... finalmente. Ma eccolo, di nuovo, alle sei in punto:
«Eh, no! È Sabato. Lasciami dormire. Smettila».
Non so bene cos'è accaduto dopo, so solo che mi sono svegliata alle nove e lui, Muci, era lì a un palmo dal mio naso che mi guardava dritto negli occhi con fare un po' minaccioso.
A proposito, la biancheria del cassetto in basso era riversa sul pavimento.
sinforosa castoro
«Smettila» gli grido dal letto. Pare che l'abbia capita: il silenzio è ripristinato e regna sovrano, ovunque. Pia illusione. Dopo un po' sento che ricomincia a grattare. Nel buio afferro la prima cosa che mi capita sotto mano e la lancio, così, a vanvera. È la biro che tengo sul comodino accanto al libro, è andata a sbattere contro il cassettone. Accendo la luce. Muci mi guarda e guarda la biro in terra accanto a lui. Dal suo cipiglio intuisco che non mi lascerà in pace finché non mi alzerò. Appena mi vede in piedi, un po' barcollante, in verità, per via del sonno, eccolo strusciarsi contro le mie gambe. Grrr... grrr... grrr. Non smette un attimo di fare le fusa. Mi segue in cucina, gli verso nella ciotola una manciatina di crocchette, fra parentesi ce n'erano già, e, dopo avermi rivolto uno sguardo di gratitudine, incomincia a sgranocchiare. Io ritorno a letto... finalmente. Ma eccolo, di nuovo, alle sei in punto:
«Eh, no! È Sabato. Lasciami dormire. Smettila».
Non so bene cos'è accaduto dopo, so solo che mi sono svegliata alle nove e lui, Muci, era lì a un palmo dal mio naso che mi guardava dritto negli occhi con fare un po' minaccioso.
A proposito, la biancheria del cassetto in basso era riversa sul pavimento.
sinforosa castoro
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