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martedì 25 giugno 2013

W L'Italia

In qualunque luogo ci si trovi, risuona imperterrita la solita tiritera: c'è crisi... c'è crisi... c'è crisi.
I giovani non entrano al lavoro. I "grandi"- ma non ancora abbastanza grandi per andare in pensione - sono stati buttati fuori da fabbriche, aziende e uffici. Le giovani coppie non si mettono più insieme, non si sposano più perché non ci sono soldi a sufficienza per uno, figuriamoci per due! Di bambini "non se ne fanno più", perché costano, perché non c'è futuro. Gli anziani piangono pensando a figli e a nipoti. I figli sono preoccupati pensando agli anziani genitori e i nipoti non vedono via d'uscita. Ma intanto la vita deve andare avanti fra bollette da pagare, alimenti, medicine, indumenti da acquistare, servizi da pagare e a caro prezzo. Ma cos'è successo?
Sono innumerevoli le cause, le conosciamo tutti, o meglio, tutti ne siamo al corrente. Poco si parla, però, del fatto che paesi che fino a ieri erano consumatori da anni sono in lotta fra loro e quando c'è una guerra, si sa, non si pensa altro che alle armi, altroché! Altri paesi che erano fra quelli del "terzo-quarto" mondo sono diventati del... "primo" mondo eh...
Altri paesi ancora, passando sopra a diritti  primari dell'uomo, hanno avuto un'azione talmente seducente che chi-se-ne-frega-dei-diritti ciò che conta è il profitto, e così le nostre industrie sono emigrate. Per non parlare delle industrie straniere che hanno preferito andare altrove piuttosto che stare fra pressapochisti come talvolta ci comportiamo noi, noi italiani, così mal organizzati, così complessi e "disordinati" che ci perdiamo in leggi, leggine, decreti, circolari e quant'altro tanto che tutto può essere tutto e l'esatto suo contrario e poi non dimentichiamo che da dodici anni a quest parte la moneta è unica; a chi lo fa fare di venire a investire da noi?
Ma come? Noi che abbiamo fatto scuola agli altri? Sì, noi. Noi buonisti che inviamo l'sms per questa e quella causa e poi puntiamo il dito contro questo e quello. Noi che in fondo in fondo non vogliamo veramente cambiare, nulla, altrimenti avremmo preso posizioni e invece cosa facciamo? Ci lamentiamo, ci disperiamo e poi ridiamo a crepapelle delle nostre disgrazie fra una trasmissione televisiva e l'altra. Noi che ci crediamo superiori e guardiamo non di buon occhio chi non è come noi, magari lo straniero che ci cammina accanto, senza soffermarci un attimo a riflettere che anche noi siamo stranieri per l'altro, senza soffermarci a riflettere su come gli altri ci vedono, ci guardano, ci giudicano, persino i nostri fratelli europei. Se a tutto questo poi si sommano le catastrofi naturali che hanno colpito il nostro paese in questi ultimi anni...
Tutto ciò, oltre a causare i problemi sopraelencati, crea sempre più quella disgregazione sociale che fa sì che la gente impazzisce, si uccide, uccide, e le nostre città, i nostri paesi si fanno sempre più pericolosi, invivibili.
Se fossimo stati tutti, ma dico tutti, cominciando da me, più seri, più composti, più disciplinati, più responsabili, più onesti, più umili là dove operiamo, dove lavoriamo, dove viviamo, be' forse... Forse non saremmo caduti così in basso.
Ma ora è tempo di rialzarci; chi di voi ha una soluzione?

sinforosa castoro

3 commenti:

  1. tutto quello che dici è verissimo...di cause c'è ne sono tante, forse una delle più importanti è che non abbiamo insito, culturalmente, il senso dello Stato. Ricordiamoci, che rispetto agli altri Stati europei, il nostro è giovanissimo!
    e questa è una delle motivazioni più grandi, per le quali chi dovrebbe rappresentarci, da sempre, ha fatto e fa i propri interessi e non quelli della società.
    Siamo anche un popolo di piagnoni e creduloni, perché speriamo che siano gli altri (sempre le stesse facce presenti nel quadro politico italiano da oltre 20 anni) a fare e a risolvere i problemi del paese senza renderci conto che, essendo in democrazia, tocca ad ogni singolo cittadino capire e comprendere come vengono gestite le cose e se chi ha sbagliato ha diritto di esser rivotato o di esser rispedito a casa!
    un abbraccio,
    Titty.

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    Risposte
    1. Già, Titty, non ci rendiamo conto che ciascuno di noi può contribuire o rovinare e andiamo avanti così, purtroppo, credendoci nel giusto.
      Mah!...
      Grazie. Un abbraccio
      sinforosa

      Elimina
  2. Grazie Valeria, tu parli di sorriso, è qualcosa di cui tutti abbiamo bisogno e a volte basta proprio quello, un semplice sorriso, per sentirci accolti.
    C'è in giro una bella riflessione sul valore del sorriso, può sembrare esagerato e invece credo molto nel valore di un sorriso. Pensa se fossimo accolti negli uffici, negli ospedali, a scuola, ovunque con un sincero e semplice sorriso.
    Io credo che il sorriso nasca da un cuore puro e ben intenzionato, forse per questo ne sentiamo il bisogno. Forse per questo sono così rari.
    Un abbraccio
    sinforosa

    RispondiElimina

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