A scuola i capricci sono all'ordine del giorno. Ma di anno in anno sembra che aumentino a vista d'occhio bambini e bambine che pare non abbiano mai sentito pronunciare la parolina NO. I genitori fanno sempre più fatica a dire un bel NO fermo, sicuro, senza ripensamenti. Certo è molto più facile dire dei sì. Sì al giocattolo nuovo quotidiano. Sì alla tele accesa per tutto il tempo in cui sei in casa. Sì a girovagare durante il pranzo o la cena. Sì al vestito che vuoi indossare tu. Sì a tutto quello che combini. Sì, sì, sì, e poi? E poi il bimbo entra in una comunità e si scontra con tanti altri bambini che come lui sono abituati solo e soltanto a dei sì, e allora scoppiano rissa, bisticci, pugni e schiaffi che volano, pianti isterici, in una parola capricci.
Quando scoppia un capriccio il bambino strilla, urla, sputa, si ribella, si butta a terra, tenta di strapparsi di dosso magliette o quant'altro (ricordo una bimba che si era graffiata tutta la faccia). Si può ben capire che per un genitore non è bello vedere il proprio bimbo comportarsi in quel modo, affrontare quella sofferenza e allora tenta di evitare ed evitargli tutto questo accontentandolo, sempre. Niente di più sbagliato, perché facendo così si innesca un meccanismo per cui il bambino sa che se fa un capriccio ottiene ciò che vuole e poco dopo capirà che basterà solo accennare al capriccio per vedersi accontentato.
Come fare? Prima regola: non dare peso al capriccio. L'educatore (genitore, insegnante) deve solamente restare fermo sulle decisioni prese e non far caso al bimbo che in quel momento strilla, sputa, sferra calci e pugni, si dibatte, si rotola per terra. Nel giro di pochi minuti il bimbo si accorgerà che le sceneggiate messe in atto non producono l'effetto desiderato e cambierà strategia. È in quel momento che l'educatore, serenamente e senza accennare al capriccio, dovrà cercare di farlo ragionare e fargli capire che non ha bisogno di capricci per ottenere qualcosa, ma che non può ottenere sempre tutto ciò che vuole. Sereni, è più facile di quanto si pensi. Provare per credere e fatemi sapere.
sinforosa castoro
Quando scoppia un capriccio il bambino strilla, urla, sputa, si ribella, si butta a terra, tenta di strapparsi di dosso magliette o quant'altro (ricordo una bimba che si era graffiata tutta la faccia). Si può ben capire che per un genitore non è bello vedere il proprio bimbo comportarsi in quel modo, affrontare quella sofferenza e allora tenta di evitare ed evitargli tutto questo accontentandolo, sempre. Niente di più sbagliato, perché facendo così si innesca un meccanismo per cui il bambino sa che se fa un capriccio ottiene ciò che vuole e poco dopo capirà che basterà solo accennare al capriccio per vedersi accontentato.
Come fare? Prima regola: non dare peso al capriccio. L'educatore (genitore, insegnante) deve solamente restare fermo sulle decisioni prese e non far caso al bimbo che in quel momento strilla, sputa, sferra calci e pugni, si dibatte, si rotola per terra. Nel giro di pochi minuti il bimbo si accorgerà che le sceneggiate messe in atto non producono l'effetto desiderato e cambierà strategia. È in quel momento che l'educatore, serenamente e senza accennare al capriccio, dovrà cercare di farlo ragionare e fargli capire che non ha bisogno di capricci per ottenere qualcosa, ma che non può ottenere sempre tutto ciò che vuole. Sereni, è più facile di quanto si pensi. Provare per credere e fatemi sapere.
sinforosa castoro
Lo racconti con una tale semplicità...eppure è così difficile! La tua esperienza è preziosa
RispondiEliminaGrazie mille Fortunata.
EliminaCredimi una volta imparato il meccanismo è davvero facile. I bambini sono autentici maestri nel comprendere cosa si muove nella mente dell'adulto e capiscono al volo se chi gli sta davanti cederà o meno ai suoi capricci; lo sentono, lo intuiscono, hanno un fiuto per queste cose che neanche immagini e allora? E allora coraggio, non temere, sii ferma e non voltarti indietro, lo si fa per il loro bene e un domani ti ringrazieranno.
Ciao ciao
sinforosa
Niente è più vero di quello che hai scritto. L'ho provato con i miei figli , avendo letto un libro "I NO che aiutano a crescere" e io ne ho dettoi tanti. Mi viene in mente figlio grande che ogni santa mattina che lo lasciavo all'asilo era una tragedia, poi le maestre mi dicevano che dopo cinque minuti era tranquillo, ma doverlo lasciare lì in quello stato e io andare a lavorare, mi faceva sentire in colpa, ma sapevo che era per il suo bene , non nascondo che il tragitto asilo ufficio lo facevo piangendo ... ma non ho mai ceduto sul fatto che all'asilo ci si andasse perchè poi quando lo andavo a riprendere il pomeriggio era felice e mi raccontava tutto quello che avevano fatto ed era sereno, ...ma ragazzi che fatica ho fatto!!!!!
RispondiEliminaCi credo Azzurrocielo. È brutto quando si lascia il proprio cucciolo in mani estranee e oltretutto in lacrime. Succede, spesso, ma è anche vero che dopo due minuti - il tempo che la mamma arrivi alla porta d'ingresso della scuola - lui non piange più.
EliminaHai fatto bene a tener duro, sono convinta che tuo figlio abbia un buon ricordo della scuola d'infanzia.
Ciao ciao
sinforosa
Ha cambiato discorso? Ci credo. Sono convinta che i "capricci" di Michelle siano più che altro desiderare di far uscire la sua personalità, che è diversa, ovviamente, da quella di suo fratello e poi, diciamocelo, le mamme e i papà con i "secondi figli" sono un po' più rilassati e molte cose di conseguenza cambiano.
RispondiEliminaUn abbraccio
sinforosa