Lui ha quasi sei anni e da sempre ha un atteggiamento di autolatria, supportato dalla famiglia che gliele dà tutte vinte e che lo crede un dio-in-terra.
Dall'età di tre anni monopolizza con la minaccia e la paura un gruppo di bambini, che hanno un rapporto di gregari mentre lui è il "capo" indiscusso, anche perché se si discute sono botte e dispetti.
Ore 12,40, in Salone, momento del "gioco libero".
Lui, come al solito, decide chi può giocare e chi no, e loro, nonostante le raccomandazioni di noi maestre a non farsi condizionare e a pensare con la propria testa e non con quella del compagno, seguono le sue direttive, finché... finché per una stupidaggine lui decide che non li vuole più:
"Adesso voi non siete più miei amici, non giocate più con me" e se ne va con tutti i "suoi" giocattoli dalla parte opposta del Salone.
Loro rimangono male, poi uno, alzando le spalle in segno di "fa niente", invita tutti gli altri a iniziare un nuovo gioco.
Lui, dall'angolo del Salone, li guarda di sottecchi giocare e divertirsi ed ecco che, come noi maestre prevedevamo, mette in atto la seconda fase della sua solita pantomima.
«Ehi, amici, e va bene, vi perdono, vi faccio giocare con me, dai venite".
Ma loro questa volta gli dicono di no, un no fermo e deciso e continuano a giocare senza badare alle sue grida e minacce (forse si accorgono che si stanno divertendo anche senza di lui, anche con quei bambini che lui addita come i nemici).
Ecco allora arrivare come previsto la terza fase: accorre da noi maestre, piangendo, ma senza lacrime, e gridando come un ossesso che nessuno lo fa giocare e che lui lo dice a sua mamma, che non vuole più venire in questa scuola perché tutti ce l'hanno con lui, che nessuno lo fa giocare. E noi maestre, come sempre, lo facciamo ragionare raccomandandogli che non può continuare a fare il prepotente e a credersi superiore a tutti gli altri (una volta solo perché ho detto che il disegno di un compagno era davvero il più bello di quel giorno mi si è scagliato addosso facendomi perdere l'equilibrio), che deve accettare tutti e cercare di andare d'accordo con tutti e non volere sempre fare il "capo".
Lui in risposta alle nostre parole fa spallucce e se ne va, ma noi sappiamo, per esperienza, che passata la fase dell'orgoglio e della prepotenza, striscerà a chiedere di essere di nuovo ammesso nella cerchia e ricomincerà a credersi il "capo" della scuola decidendo lui chi può essere considerato amico e chi no, a meno che questa volta qualcuno, finalmente, deciderà di non farsi più mettere i piedi in testa.
Verrebbe da dire: "chi troppo vuole nulla stringe" o "chi la fa l'aspetti", quello che noi maestre ci auguriamo, invece, è che quel bimbo si ravveda un po' da questo atteggiamento di supponenza, alterigia, tracotanza, boria, supportato, speriamo, dalla sua famiglia, altrimenti crescerà con quel senso di onnipotenza che alla fin fine lo farà soffrire e non poco e gli esempi della fine che fanno tali tipi di bambini divenuti adulti li abbiamo sotto gli occhi anche in questi giorni.
sinforosa castoro
Dall'età di tre anni monopolizza con la minaccia e la paura un gruppo di bambini, che hanno un rapporto di gregari mentre lui è il "capo" indiscusso, anche perché se si discute sono botte e dispetti.
Ore 12,40, in Salone, momento del "gioco libero".
Lui, come al solito, decide chi può giocare e chi no, e loro, nonostante le raccomandazioni di noi maestre a non farsi condizionare e a pensare con la propria testa e non con quella del compagno, seguono le sue direttive, finché... finché per una stupidaggine lui decide che non li vuole più:
"Adesso voi non siete più miei amici, non giocate più con me" e se ne va con tutti i "suoi" giocattoli dalla parte opposta del Salone.
Loro rimangono male, poi uno, alzando le spalle in segno di "fa niente", invita tutti gli altri a iniziare un nuovo gioco.
Lui, dall'angolo del Salone, li guarda di sottecchi giocare e divertirsi ed ecco che, come noi maestre prevedevamo, mette in atto la seconda fase della sua solita pantomima.
«Ehi, amici, e va bene, vi perdono, vi faccio giocare con me, dai venite".
Ma loro questa volta gli dicono di no, un no fermo e deciso e continuano a giocare senza badare alle sue grida e minacce (forse si accorgono che si stanno divertendo anche senza di lui, anche con quei bambini che lui addita come i nemici).
Ecco allora arrivare come previsto la terza fase: accorre da noi maestre, piangendo, ma senza lacrime, e gridando come un ossesso che nessuno lo fa giocare e che lui lo dice a sua mamma, che non vuole più venire in questa scuola perché tutti ce l'hanno con lui, che nessuno lo fa giocare. E noi maestre, come sempre, lo facciamo ragionare raccomandandogli che non può continuare a fare il prepotente e a credersi superiore a tutti gli altri (una volta solo perché ho detto che il disegno di un compagno era davvero il più bello di quel giorno mi si è scagliato addosso facendomi perdere l'equilibrio), che deve accettare tutti e cercare di andare d'accordo con tutti e non volere sempre fare il "capo".
Lui in risposta alle nostre parole fa spallucce e se ne va, ma noi sappiamo, per esperienza, che passata la fase dell'orgoglio e della prepotenza, striscerà a chiedere di essere di nuovo ammesso nella cerchia e ricomincerà a credersi il "capo" della scuola decidendo lui chi può essere considerato amico e chi no, a meno che questa volta qualcuno, finalmente, deciderà di non farsi più mettere i piedi in testa.
Verrebbe da dire: "chi troppo vuole nulla stringe" o "chi la fa l'aspetti", quello che noi maestre ci auguriamo, invece, è che quel bimbo si ravveda un po' da questo atteggiamento di supponenza, alterigia, tracotanza, boria, supportato, speriamo, dalla sua famiglia, altrimenti crescerà con quel senso di onnipotenza che alla fin fine lo farà soffrire e non poco e gli esempi della fine che fanno tali tipi di bambini divenuti adulti li abbiamo sotto gli occhi anche in questi giorni.
Dalla rete |
sinforosa castoro
Un processo imitativo degli adulti fatto da un bambino con l'incoraggiamento dei genitori finisce in un disastro educativo.
RispondiEliminaHai detto bene, Gus, un disastro. Buona serata.
Eliminasinforosa
Mi sono trovata anch'io nella tua stessa situazione, molte volte, alle prese con bambini come quello che tu hai descritto. Non è facile farli ragionare e far capire loro che sbagliano a comportarsi così, che verrà il momento in cui gli altri, stanchi di subir prepotenze, lo lasceranno solo . Succede tutto quello che hai descritto tu e tu, maestra, non sai come venirne fuori. Probabilmente, crescendo, questi bambini capiranno che dovranno cambiare atteggiamento verso gli altri, per non essere isolati ma, intanto, povere maestre ! Ciao Sinfo.
RispondiEliminaQuanta fatica, sì, anche perché di tali bambini e tali genitori ce ne sono sempre di più. Ciao Mirtillo.
Eliminasinforosa
Cara Sinforosa, purtroppo se non si corregge subito, un bambino che si comporta in questo modo, saranno molti problemi più tardi.
RispondiEliminaCiao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Concordo Tomaso, chissà quante ne hai viste e tu lo puoi dire. Buona giornata di fine settimana.
Eliminasinforosa
it happens with many kids, who are shy or under confidence. parents support and encouragement is very essential for kids.
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You are absolutely right, if the family is not active to correct, it is unlikely that the school or other educational agencies will be able to change those attitudes. Good Saturday:)
Eliminasinforosa
Ciao cara Sinforosa, quanto è importante e delicato il lavoro di educatore... io sono stata una bambina timida e facilmente "preda" delle più prepotenti e ce ne ho messo del tempo per imparare a far valere i miei diritti!
RispondiEliminaUn caro saluto ed un abbraccio
Mi fa piacere sentire che, nonostante sia stato un percorso lungo e presumo a volte doloroso, sei riuscita a non sottometterti più alla prepotenza di altre persone, così si fa, avanti tutta. Buona continuazione di giornata e buon fine di settimana.
Eliminasinforosa
Per carità, non sono certo uno specialista e le mie sono solo le parole di colui che osserva la realtà. E' il problema della nostra epoca e questi bimbi ricalcano, o sono la fotocopia, dell'ambiente in cui vivono primo fra tutti la famiglia dove vedono comportamenti che poi ripetono in vari modi e poi la società. E se vediamo all'esterno, il mondo in cui viviamo, le cose vanno ancora peggio. Quali valori esistono oggi? Noam Chomsky una decina di anni fa sosteneva che ormai era passato l'esempio per cui piace il tipo mascalzone, volgare e prepotente. Ecco cosa vedono i bambini di oggi. La domanda da porsi è: come possono salvarsi da questa visione? Ma è chiaro che il problema è complesso. In definitiva penso che la vita, e le esperienze ad essa collegate, sono il vero antidoto. "Il Tempo è un Grande Scultore" scriveva la Yourcenar...un salutone e buon fine settimana
RispondiEliminaHai fatto un’analisi puntuale e pertinente. Speriamo che in primis i genitori si sveglino dal torpore educativo e inizino a educare, correggere, indirizzare altrimenti dovremo fare affidamento solo sul tempo, che prima o poi si fa maestro e con le parole della Yourcenar scultore, e che scultore, che piaccia o no. Grazie a te e buon pomeriggio.
Eliminasinforosa
Io leggo e leggo, ma non riesco per capire, la mia mente. Penso per educare con comunicare con padre e mamma. Tanta gioia!
RispondiEliminaFrancesco hai compreso, eccome, l’educazione, come dici tu, deve passare prima di tutto dal papà e dalla mamma e se non c’è questo è difficile che uno cresca bene. Spero di essere stata chiara. Tanta gioia a te e buon pomeriggio.
Eliminasinforosa
Purtroppo bambini e genitori cosi ce ne saranno sempre piu.
RispondiEliminaBuon sabato
Purtroppo sì e questo è davvero grave pensando alle prossime generazioni. Buona continuazione di giornata.
Eliminasinforosa
Non farmici pensare... io che dovrò passare tutta la mia vita lavorativa (appena iniziata) a contatto con questi bambini e queste famiglie. Viene da piangere e perdere ogni speranza, perchè questi esempi sono sempre di più e sempre più difficilmente "correggibili". Tutto parte in famiglia, se non si fa il primo e insostituibile lavoro lì, a scuola si è rovinati. Abbiamo un bel parlare noi maestre, ma sono solo dolori.
RispondiEliminaCara Silvia, la scuola sta per iniziare e io non posso che augurarti un anno bello e buono con le colleghe e soprattutto con i bambini e le loro famiglie, queste benedette famiglie che dovrebbero imparare a fidarsi delle maestre e a collaborare davvero per il bene dei loro figli. Speriamo. Grazie per il tuo commento di vita vissuta e buona serata.
Eliminasinforosa
Cara Valeria, sono sempre più tanti questi tipi di bambini e di famiglie ed è davvero preoccupante. Buona serata 🤗🤗
RispondiEliminasinforosa