Dopo il racconto della storia L' Uccellino vagabondo.
Dopo la drammatizzazione del racconto da parte dei bimbi "piccoli", i treenni, per intenderci.
Ascoltiamo (leggiamo) la storia dalle parole di un bambino di tre anni e mezzo, senza mai essere stato interrotto da me, l'insegnante.
Perdonategli alcuni errori grammaticali e apprezzate di lui la capacità verbale ed espressiva, non comune a questa età.
Il racconto, come succede spesso, mentre un bambino racconta, è accompagnato dai gesti spontanei che ne arricchiscono i contenuti.
C'era una volta un uccellino, giallo, che sua mamma gli aveva fatto il nido, ma un corvo cattivo gli dice:
«Vai via, è mio, il nido».
«Ma no! Non è il tuo, me l'ha fatto mia mamma».
Ma il corvo, era tutto nero, ma il becco no, però, c'aveva le zampe più grosse e si mette nel nido e butta fuori l'uccellino. Poi comincia a nevicare e l'uccellino ha freddo, ma la sua mamma gli aveva fatto la sciarpina tutta a righe e gli ha detto: «Metti la sciarpina» e lui la mette. Però c'ha freddo lo stesso, perché fa freddo. E vola, vola e arriva sul terrazzo del palazzo e il pupazzo di neve gli dice: «Hai freddo? Hai fame?».
E l'uccellino dice: «Ma chi è che parla?».
E il pupazzo di neve dice: «Sono io. Vieni a mangiare la mia carota» che dopo i bambini ne mettevano un'altra!
E l'uccellino va e mangia tutto il naso del pupazzo di neve e poi mangia anche i bottoni, che erano le zucchine e poi va via perché è notte, ma il pupazzo di neve dice: «Vieni nel mio cappello».
Il pupazzo di neve aveva il cappello e c'era dentro tutta la paglia, come il nido che gli ha fatto sua mamma, ce l'avevano messa i bambini!
Allora l'uccellino è contento e sta lì, nel cappello, e diventa la sua casina.
Però un giorno il gatto di un bambino dice: «Che bello quell'uccellino, me lo mangio» e quando l'uccellino mangiava i bottoni, il gatto ci salta addosso e quasi lo prende, ma il pupazzo di neve ci dà una bella scopata... così!
Allora l'uccellino dice: «Grazie pupazzo di neve, se no il gatto mi mangiava» ma poi vede che il pupazzo di neve è tutto bagnato e ha tutte le gocce... tante così.
Aveva tutte le gocce perché si stava sciogliando (sciogliendo), perché non c'era più tanto freddo.
E allora l'uccellino dice: «Ma no, non diventare tutto pieno di gocce; e poi io come faccio se diventi tutto molle?».
E il pupazzo di neve dice che poi quando viene ancora la neve i bambini lo fanno ancora.
Ma l'uccellino dice che i pupazzi sono tutti uguali e allora ci dà la sua sciarpina, così, quando i bambini lo fanno ancora lui lo vede e va ancora da lui.
È finita.
Bambini, facciamo un applauso a Emmanuel, perché è stato bravissimo.
sinforosa castoro
Vai all'altra Storia
Dopo la drammatizzazione del racconto da parte dei bimbi "piccoli", i treenni, per intenderci.
Ascoltiamo (leggiamo) la storia dalle parole di un bambino di tre anni e mezzo, senza mai essere stato interrotto da me, l'insegnante.
Perdonategli alcuni errori grammaticali e apprezzate di lui la capacità verbale ed espressiva, non comune a questa età.
Il racconto, come succede spesso, mentre un bambino racconta, è accompagnato dai gesti spontanei che ne arricchiscono i contenuti.
C'era una volta un uccellino, giallo, che sua mamma gli aveva fatto il nido, ma un corvo cattivo gli dice:
«Vai via, è mio, il nido».
«Ma no! Non è il tuo, me l'ha fatto mia mamma».
Ma il corvo, era tutto nero, ma il becco no, però, c'aveva le zampe più grosse e si mette nel nido e butta fuori l'uccellino. Poi comincia a nevicare e l'uccellino ha freddo, ma la sua mamma gli aveva fatto la sciarpina tutta a righe e gli ha detto: «Metti la sciarpina» e lui la mette. Però c'ha freddo lo stesso, perché fa freddo. E vola, vola e arriva sul terrazzo del palazzo e il pupazzo di neve gli dice: «Hai freddo? Hai fame?».
E l'uccellino dice: «Ma chi è che parla?».
E il pupazzo di neve dice: «Sono io. Vieni a mangiare la mia carota» che dopo i bambini ne mettevano un'altra!
E l'uccellino va e mangia tutto il naso del pupazzo di neve e poi mangia anche i bottoni, che erano le zucchine e poi va via perché è notte, ma il pupazzo di neve dice: «Vieni nel mio cappello».
Il pupazzo di neve aveva il cappello e c'era dentro tutta la paglia, come il nido che gli ha fatto sua mamma, ce l'avevano messa i bambini!
Allora l'uccellino è contento e sta lì, nel cappello, e diventa la sua casina.
Però un giorno il gatto di un bambino dice: «Che bello quell'uccellino, me lo mangio» e quando l'uccellino mangiava i bottoni, il gatto ci salta addosso e quasi lo prende, ma il pupazzo di neve ci dà una bella scopata... così!
Allora l'uccellino dice: «Grazie pupazzo di neve, se no il gatto mi mangiava» ma poi vede che il pupazzo di neve è tutto bagnato e ha tutte le gocce... tante così.
Aveva tutte le gocce perché si stava sciogliando (sciogliendo), perché non c'era più tanto freddo.
E allora l'uccellino dice: «Ma no, non diventare tutto pieno di gocce; e poi io come faccio se diventi tutto molle?».
E il pupazzo di neve dice che poi quando viene ancora la neve i bambini lo fanno ancora.
Ma l'uccellino dice che i pupazzi sono tutti uguali e allora ci dà la sua sciarpina, così, quando i bambini lo fanno ancora lui lo vede e va ancora da lui.
È finita.
Bambini, facciamo un applauso a Emmanuel, perché è stato bravissimo.
sinforosa castoro
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Caspita! ma a tre anni e 1/2 sono già così bravi! non ne avevo idea!
RispondiEliminaVolevo anche dirti che se entri qui: http://lamiavitaaspettandoti.blogspot.it/2014/02/and-winner-is-io-ma-ne-siete-proprio.html troverai una piccola sorpresa per te :)
Non tutti, Vivy, non tutti. C'è chi sviluppa in anteprima il linguaggio, chi l'attività grafica, chi quella motoria, eccetera. Certo che il saper riassumere così bene un racconto è davvero capacità non comune, bisogna ammetterlo.
RispondiEliminaVengo subito da te
Ciao ciao
sinforosa
Buongiorno, come si intitola questo racconto? Mi ricordo che lo leggevo da piccola e volevo riproporlo ai miei figli ma non riesco a trovare il testo
RispondiEliminaIl Titolo è Giacomino passerotto vagabondo. Spero tu riesca a trovarlo. Ciao Valentina e grazie per essere passata.
Eliminasinforosa