Sull'onda della riflessione di ieri.
L'io per crescere ha bisogno di fare spazio all'altro, non c'è niente da fare. Quando l'io è centrato solo su di sé, l'altro inevitabilmente diminuisce. Al contrario quando l'altro cresce, l'io egoistico diminuisce. È solo quando si dà spazio all'altro e si mortifica l'io egoistico che c'è vera carità, vera condivisione, vera comprensione e vero rispetto per l'altro. È allora che l'io cresce, cresce in umanità, in spessore etico, cresce in amore autentico e gratuito.
L'io per crescere ha bisogno di fare spazio all'altro, non c'è niente da fare. Quando l'io è centrato solo su di sé, l'altro inevitabilmente diminuisce. Al contrario quando l'altro cresce, l'io egoistico diminuisce. È solo quando si dà spazio all'altro e si mortifica l'io egoistico che c'è vera carità, vera condivisione, vera comprensione e vero rispetto per l'altro. È allora che l'io cresce, cresce in umanità, in spessore etico, cresce in amore autentico e gratuito.
sinforosa castoro
Carissima Sinforosa, ho letto il tuo post e mi piace, come quello precedente, tuttavia non è sempre facile. Io sono una maestra come te e per anni ho avuto una collega che ho sempre considerato anche amica. Non so se a lei ho dato qualcosa, lei certamente mi ha dato molto, all'inizio però, poi mano mano gli anni passavano era diventata sempre più scontenta, polemica. In verità queste caratteristiche le aveva sempre manifestate, ma io cercavo di farle "cambiare discorso" e allora ci si divertiva e si era capaci anche di ridere. Gli ultimi anni invece sono stati molto, molto faticosi. Iniziava già dal mattino ad avercela col mondo intero: con il vestito della collega, col modo di parlare della collega, col modo di fare della collega, con l'attività che faceva la collega, con gli addobbi delle aule che faceva la collega, con la realizzazione delle feste che organizzavano le colleghe, con i regalini per mamma e papà fatti fare dalle colleghe, col comportamento della collega quando...
RispondiEliminaInsomma, ogni parola, azione, atteggiamento era da lei criticato e giudicato, chissà perché, sempre negativamente. Io cercavo di prendere le difese di questa o quella collega dicendo che ognuno ha il diritto di fare, parlare e pensare come vuole, ma queste mie parole erano il pretesto per mandarla su tutte le furie e il bello è che a quel punto andavo anch’io su tutte le furie. Lei mi mandava letteralmente fuori dei gangheri. Le critiche, ovviamente, erano anche per me. Ero addirittura arrivata a inibire gli atteggiamenti spontanei di affetto dei bambini nei miei confronti per non irritarla. Qualche anno fa è andata in pensione e, nonostante tutto, ero preoccupata: chissà come sarebbe stato con la nuova collega?
RispondiEliminaEbbene, la nuova collega mi ha fatto rinascere. E’ una collega, gioiosa, attiva, positiva, con lei si può parlare liberamente e in serenità, non c’è bisogno di calibrare le parole, non si rischia di essere fraintesi e buttare in piedi una discussione infinita. Insomma, In classe, ma anche nella scuola – a detta di tutte le colleghe – si respira un’aria leggera. Si comunica, si scherza, si collabora, si fa a gara nell’apprezzare le doti altrui. Ho rivisto la collega in pensione e mi ha chiesto come andava. Nonostante sapessi già la sua reazione, non ho voluto negarle che la collega è veramente in gamba. Come da copione lei ha cominciato a lanciare critiche a me, alla collega, alla scuola. Pazienza, non glielo detto per offenderla, ma solo per rispondere liberamente alla sua domanda.
RispondiEliminaCiao Maestra Sinforosa
Maestra Maria
Cara Maestra Maria, anzitutto grazie per la condivisione di questa tua esperienza, che magari è di molti. Ho pensato di farne un post. Questo tuo commento-sfogo-fiume mi sembra un argomento stimolante.
EliminaNe riparleremo nei post.
Ciao e grazie
sinforosa
Che dirti, grazie. Buon lavoro
EliminaMaestra Maria
Buon lavoro anche a te, Maestra Maria, e goditi questi momenti sereni nella tua "nuova" scuola.
Eliminasinforosa