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martedì 9 dicembre 2014

Primi mesi di scuola

Un post di Mammavvocato mi stimola a trattare alcuni "problemi" legati ai primi mesi di frequenza dei bimbi treenni. È del tutto normale che i bambini "piccoli" facciano storie al momento dell'ingresso alla scuola, l'importante è che durante la giornata scolastica non abbiano a piangere o reclamare la mamma in continuazione e quindi, care mamme, chiedete alle insegnanti come va il vostro bimbo durante la giornata. È frequente che bambini che piangono al momento dell'ingresso alla scuola o addirittura al momento del distacco, dopo due minuti dalla separazione dalla mamma, incominciano a vivere la loro giornata scolastica in modo sereno e libero; questa conferma da parte delle insegnanti dovrebbe rilassare la mamma (ricordo a tutti che i bambini assorbono, come carte assorbenti, le nostre emozioni).
Generalmente a questa età è auspicabile far manipolare e far sperimentare. I bambini manipolano farine, sabbia, paste modellabili, giochi, costruzioni. Sperimentano l'uso di pennarelli a punta grossa, acquerelli, tempere; non perché le maestre "fanno di meno", ma perché a quest'età il bambino ha proprio necessità di queste esperienze per poter passare alle fasi successive di sviluppo. A volte capita che ci siano genitori che elogiano il figlio perché sa contare - a parte che un conto è saper contare come si fa con una bella filastrocca e un altro è avere la concezione di quantità, concetto che arriva molto più in là negli anni -  e magari non sa usare le mani per manipolare o mangiare autonomamente. 
Sul fatto poi che ci siano bambini che raccontano tutto, magari dando la loro versione, e altri che non dicono un bel niente, anche questo è del tutto normale, tranquilla, mamma. Ci vuole pazienza e rispetto per i loro tempi, che non sono quelli della mamma , del papà o delle insegnanti, e  pian pianino (magari anche dopo due anni) il bambino racconterà.
A proposito, se a qualche mamma interessa, l'etichetta linguaggio grafico-pittorico 3-6 anni potrebbe esservi di aiuto.




sinforosa castoro

3 commenti:

  1. Mi ha riportato indietro nel tempo, Sinforosa.
    Ricordo ancora il magonne che ho provato alcune volte quando lasciamo mia figlia all'asilo (non nido). Alcune volte, non sempre, piangeva.
    Ricordo anche che dopo un poco telefonavo e la maestra Marinella mi diceva "ma nno! Sta giocando con..." e alla sera, mi toccava acchiapparla di brusco per portarla via.
    Ricordo pure che arrivava a casa un po' sporca con gessetti, pennarelli, tempere..... però, la voglia di arrabbiarmi mi passava appena mi faceva vedere cosa aveva fatto. Orgogliosa del risultato!
    Credo che sia normale per i bambini sia fare un poco di scena al momento dell'entrata all'asilo e sporcarsi... pensa tu (ma lo sai) come poteva essere sporchetta quando col tempo bello faevano le torte di terra... eh! Si lavano i panni!!!!!
    Quanto alla manualità penso che sia proprio all'asilo che si impara. Così come si impara anche ad aiutare chi non è capace a fare qualcosa o a chiedere un aiuto.
    Ciao e buona giornata!

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    Risposte
    1. Che bei ricordi, Patricia. Generalmente i bambini soffrono sempre un po'. C'è chi lo fa subito, a settembre, ed è auspicabile, e chi invece lo fa nei mesi successivi o addirittura l'anno dopo. Credimi, è molto meglio che lo facciano subito, poi diventa sempre più difficile convincerli. Racconterò in un post il caso di due bimbi che hanno vissuto questa esperienza.
      Per quanto riguarda lo sporcarsi, hai ragione, alla scuola dell'infanzia i bambini si sporcano tantissimo e questo perché ogni attività, anche quelle didattiche, sono sempre giochi divertenti e di esperienza diretta.
      Ciao e grazie anche a te per la tua bella esperienza.
      Un abbraccio
      sinforosa

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  2. È proprio vero che ogni bambino è unico, anche tra fratelli non si può dare nulla per scontato; ciascuno ha un suo modo per affrontare le novità, la routine, la scuola. Come dici bene tu, Valeria, i tuoi due figli hanno affrontato in modo diverso l'ingresso alla scuola. Spesso il pianto, che fa male ai genitori, è ovvio, per il bambino è tuttavia salutare. In questo modo il bambino non trattiene la sofferenza, il disappunto, ma lo butta fuori, con grida, pianti, sceneggiate e chi più ne ha... Sta alle insegnanti, a un certo punto, dopo consolazioni, coccole e quant'altro, dire con fermezza: «Adesso basta». In quel momento il bambino si riprende un po', guarda l'insegnante con fare interrogativo, smette di colpo di piangere e quello è il segnale che è arrivato il momento di dialogare con lui sul fatto che la mamma arriverà, senz'altro. Ogni insegnante poi adotta le sue strategie, ma ti assicuro che il tutto serve da una parte per lasciare la possibilità al bambino di buttare fuori tutta la sua sofferenza e dall'altra quella di contenere tale sofferenza. Grazie per la tua testimonianza, che serve ad altri genitori.
    Un abbraccio
    sinforosa

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