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«Accelerare le pratiche del divorzio significa negare l'importanza del tempo nella vita della famiglia. Dietro il "divorzio express" c'è una visione dell'amore legata all'istante presente. Si tratta di una visione romantica che comprende l'amore solo come un'emozione. "Oggi sono innamorato di te e ti sposo, domani non più, e ti lascio". E se l'amore non c'è, perché restare insieme un altro giorno? Ma l'amore, al contrario, è fatto di tempo! Deve maturare, deve crescere, rendersi forte, rigenerarsi continuamente, perché su di esso si possa edificare la propria vita e quella dei figli, il ponte che unisce le generazioni, la società... Sappiamo che l'amore è fatto di tempo perché può dire "per sempre", come vogliono dire tutti gli innamorati. Perché è capace di perdonare, che non significa dimenticare, ma imparare a ricordare in modo distinto, alla luce di un amore che è più profondo e più potente dell'offesa sofferta. Ecco perché il perdono ha bisogno di pazienza, di sforzo, di attesa...
Il matrimonio, invece, nella sua stabilità, come promessa che abbiamo fatto davanti a Dio, ci ricorda che nel nostro amore c'è una verità più grande che ci permette di dare credito all'amore: quanti problemi si risolvono quando sappiamo avere la pazienza dell'attesa, quando il tempo ci insegna a sperimentare in modo nuovo il rapporto! Il "divorzio express", invece, elimina il tempo che permette di ripensare, di ricevere consiglio e aiuto da altri, di maturare un perdono. La legge del "divorzio express" manda un messaggio chiaro ai giovani da parte della società: "Noi non ci preoccupiamo più del vostro legame, non abbiamo nessun interesse a proteggerlo. Se volete lasciarvi, va bene, è un problema vostro, e noi vi risolviamo tutte le difficoltà". Si toglie ai cosiddetti "figli del divorzio" la sicurezza di un tempo affidabile, derubandoli della possibilità di imparare loro stessi a promettere "per sempre". Si lasciano soli i nostri giovani davanti alla decisione più importante della loro vita e più vitale della nostra società».
Da Famiglia Cristiana N. 28. Intervista a Josè Granados docente di Teologia dogmatica e della famiglia al Pontificio Istituto Paolo I.
Continua…
sinforosa castoro
«Accelerare le pratiche del divorzio significa negare l'importanza del tempo nella vita della famiglia. Dietro il "divorzio express" c'è una visione dell'amore legata all'istante presente. Si tratta di una visione romantica che comprende l'amore solo come un'emozione. "Oggi sono innamorato di te e ti sposo, domani non più, e ti lascio". E se l'amore non c'è, perché restare insieme un altro giorno? Ma l'amore, al contrario, è fatto di tempo! Deve maturare, deve crescere, rendersi forte, rigenerarsi continuamente, perché su di esso si possa edificare la propria vita e quella dei figli, il ponte che unisce le generazioni, la società... Sappiamo che l'amore è fatto di tempo perché può dire "per sempre", come vogliono dire tutti gli innamorati. Perché è capace di perdonare, che non significa dimenticare, ma imparare a ricordare in modo distinto, alla luce di un amore che è più profondo e più potente dell'offesa sofferta. Ecco perché il perdono ha bisogno di pazienza, di sforzo, di attesa...
Il matrimonio, invece, nella sua stabilità, come promessa che abbiamo fatto davanti a Dio, ci ricorda che nel nostro amore c'è una verità più grande che ci permette di dare credito all'amore: quanti problemi si risolvono quando sappiamo avere la pazienza dell'attesa, quando il tempo ci insegna a sperimentare in modo nuovo il rapporto! Il "divorzio express", invece, elimina il tempo che permette di ripensare, di ricevere consiglio e aiuto da altri, di maturare un perdono. La legge del "divorzio express" manda un messaggio chiaro ai giovani da parte della società: "Noi non ci preoccupiamo più del vostro legame, non abbiamo nessun interesse a proteggerlo. Se volete lasciarvi, va bene, è un problema vostro, e noi vi risolviamo tutte le difficoltà". Si toglie ai cosiddetti "figli del divorzio" la sicurezza di un tempo affidabile, derubandoli della possibilità di imparare loro stessi a promettere "per sempre". Si lasciano soli i nostri giovani davanti alla decisione più importante della loro vita e più vitale della nostra società».
Da Famiglia Cristiana N. 28. Intervista a Josè Granados docente di Teologia dogmatica e della famiglia al Pontificio Istituto Paolo I.
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