Oggi la Chiesa ci fa riflettere sulla famiglia, presentandoci il brano dal Vangelo di Luca 2,41-52 dove i genitori di Gesù, "angosciati", si accorgono di averlo perso.
Gesù, infatti, è rimasto al Tempio per "... occuparmi delle cose del Padre mio".
Certo la famiglia di Nazareth di primo acchito può apparire un modello troppo alto per noi, semplici famiglie, tuttavia se analizziamo il cuore di questa santa famiglia ci accorgiamo che anche Maria e Giuseppe hanno vissuto difficoltà non molto dissimili dalle difficoltà di molte nostre famiglie.
Gesù, infatti, è rimasto al Tempio per "... occuparmi delle cose del Padre mio".
Certo la famiglia di Nazareth di primo acchito può apparire un modello troppo alto per noi, semplici famiglie, tuttavia se analizziamo il cuore di questa santa famiglia ci accorgiamo che anche Maria e Giuseppe hanno vissuto difficoltà non molto dissimili dalle difficoltà di molte nostre famiglie.
L'annuncio dell Angelo a Maria, e in seguito a Giuseppe, è garanzia che il figlio che in essa nascerà è nientedimenoche il Figlio di Dio in persona e allora:
- Perché per loro non c'è posto nell'albergo e quella mamma e quel papà devono accontentarsi di una umilissima mangiatoia fra persone equivoche e ai margini della società come lo erano i pastori a quei tempi?
- Perché quella famiglia, all'apice della gioia per la nascita del figlio, non può fare ritorno a Nazareth, nella sicurezza di una casa e un lavoro avviato, ed è costretta, invece, a lasciare il proprio paese, le proprie sicurezze, i propri parenti per un paese straniero?
- Perché in Egitto Giuseppe e Maria, emigrati e stranieri, hanno dovuto rimboccarsi le maniche per assicurare alla famiglia una casa e un lavoro?
- E perché quel figlio, d'un tratto (per ogni genitore il figlio non è mai grande abbastanza per prendere decisioni autonome), dà già segni di autonomia "Perché mi cercavate? Non sapete che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?"
- E perché Giuseppe non è stato in vita di più, almeno per poter condividere con la sua sposa gli anni della maturità del figlio e la sua morte e risurrezione?
- E perché colei che è "Benedetta fra tutte le donne" ha dovuto soffrire prima per la morte dello sposo e poi per la morte di quel figlio ucciso, come malfattore?
L'avere Dio dalla nostra, quindi, non deve farci pensare - pretendere - a una vita in beata gaiezza, comodità e vantaggi. No. Come si è visto, se leggiamo la storia umana della più santa tra le famiglie, anche lei, la santa famiglia di Nazareth, ne ha passate di difficoltà, eccome! Ma in essa il primato lo ha sempre avuto Dio e solo Dio e ancora Dio.
Oggi, che la famiglia ha di fronte tante sfide e fare i conti con modelli non sempre compatibili con un vissuto di fede, la famiglia cristiana, la famiglia cioè che intenda essere in sintonia col Vangelo, è chiamata a testimoniare che Dio stesso si è preso la briga di mettersi fra gli sposi nel giorno del loro matrimonio e che qualsiasi difficoltà se affrontata con sempre più crescente maturità umana, affettiva, relazionale e di fede potrà essere superata, con l'aiuto di quel Dio, appunto, che si è fatto garante.
Almeno, è questo ciò che auguro a ogni famiglia.
sinforosa castoro
Molto bello quello che hai detto e sempre attuale. Grazie.
RispondiEliminaGrazie Ivana. Buon anno nuovo a te e a tutta la tua bella famiglia
Eliminasinforosa