Biagio, vescovo, martire, vive tra il III e IV secolo in Turchia. Nato da una nobile famiglia e cresciuto nella fede cristiana, diventa vescovo di Sebaste (o Megalopolis) l'attuale Sivas nella Turchia orientale, che al tempo del nostro santo era capitale di una provincia romana chiamata Armenia Minor.
La tradizione vuole che fosse esperto nella medicina prima di diventare vescovo e che vivesse in una grotta tra le montagne.
Nella grotta era avvicinato dagli animali selvatici che lui ammansiva e curava.
Alcuni cacciatori lo arrestano e lo portano al governatore Agricolao.
San Biagio professa la sua fede in Cristo davanti a lui e per questo viene picchiato con le verghe, appeso, stirato e gettato in prigione.
Mentre lo portano in prigione lo seguono sette donne che professano Gesù come vero Dio e per questo anch'esse vengono martirizzate per decapitazione.
Durante la sua prigionia guarisce un ragazzo che rischiava di morire soffocato a causa di una spina, una lisca di pesce conficcata in gola. Fra tanti altri miracoli operati anche durante le torture, merita particolare ricordo quello della vedova alla quale un lupo aveva portato via un maialino. La donna, riavuta la bestiola, in segno di riconoscenza porta dei cibi e delle candele a Biagio, che commosso le chiede di offrire ogni anno una candela alla chiesa assicurandole la sua protezione.
Biagio viene torturato con pettini che strappano la carne, come quelli usati per cardare la lana: "Dilacerato corpore, infractus animo resistit", secondo il racconto del suo martirio viene poi gettato in fondo a un lago, ma due angeli lo riportarono sano e salvo a riva, quindi poi viene decapitato.
Insieme a Biagio vengono decapitati anche due ragazzi che erano in prigione con lui e che egli aveva istruito alla religione cristiana.
Il martirio del vescovo di Sebaste avviene nel 315 o 316 durante l'impero di Licinio, qualche anno dopo la concessione della libertà di culto nell'Impero Romano (313). Una motivazione plausibile del suo martirio può essere trovata nel dissidio tra Costantino e Licinio, i due imperatori cognati (314), che portò a persecuzioni locali a opera di governanti troppo zelanti, con distruzione di chiese, condanne ai lavori forzati per i cristiani e condanne a morte per i vescovi.
Una sua statua si trova anche su una guglia del Duomo di Milano.
San Biagio lo si venera tanto in Oriente quanto in Occidente e per la sua festa è diffuso il rito della benedizione della gola, fatta poggiandovi due candele incrociate e invocando la sua intercessione.
In Italia ci sono più di 300 Parrocchie dedicate a lui. Si festeggia il 3 febbraio ed è il patrono della mia città.
Dalla rete |
sinforosa castoro
Non conoscevo la storia di San Biagio. L'unico Biagio che conosco è Antonacci.
RispondiEliminaEcco! :) ciao e grazie.
Eliminasinforosa
Very interesting post, I didn't know this information.
RispondiEliminaSinforosa, I salute you!
Thank you for your attention.
Eliminasinforosa
Ogni anno, nella mia parrocchia, vi è la benedizione della gola. Un momento molto suggestivo. Ovviamente, per chi crede!
RispondiEliminaSì, sono riti che devono essere supportati dalla fede per essere davvero compresi. Grazie Giuseppe, buona fine di settimana e buon inizio di mese.
Eliminasinforosa
No conocía a ese santo. Te mando un beso.
RispondiEliminaGrazie per l'attenzione cara Giuditta. Un abbraccio a te.
Eliminasinforosa
Questa è una storia molto interessante. La tua città ha un ottimo mecenate! Buona giornata, cara sinforosa!
RispondiEliminaGrazie Julia, invochiamo san Biagio per i bisogni nostri e di tutto il mondo. Buona domenica e buon febbraio.
Eliminasinforosa
Non so se qui dove vivo fanno ancora la benedizione della gola, però ricordo di aver partecipato a questa funzione, con mia nonna, da piccola
RispondiEliminaBuon Febbraio
È un bellissimo ricordo. Ciao Roberta, buon febbraio.
Eliminasinforosa