Biagio, vescovo, martire, visse tra il III e IV secolo in Turchia. Nato da una nobile famiglia e cresciuto nella fede cristiana, divenne vescovo di Sebaste (o Megalopolis) l'attuale Sivas nella Turchia orientale, che al tempo del nostro santo era capitale di una provincia romana chiamata Armenia Minor. È venerato come santo della chiesa cattolica, che celebta la sua memoria il 3 febbraio. La tradizione vuole che fosse esperto nella medicina prima di diventare vescovo e che vivesse in una grotta tra le montagne, forse per sfuggire alle persecuzioni verso i cristiani. Nella grotta era avvicinato dagli animali selvatici che lui ammansiva e curava. Alcuni cacciatori lo arrestarono e lo portarono al governatore Agricolao. San Biagio professò la sua fede in Cristo davanti a lui e per questo fu picchiato con le verghe, fu appeso, stirato e gettato in prigione. Mentre lo portavano in prigiane lo seguivano sette donne che professavano Gesù come vero Dio e per questo furono decapitate. Fu torturato con pettini che strappavano la carne, come quelli usati per cardare la lana: "Dilacerato corpore, infractus animo resistit", secondo il racconto del suo martirio. Durante la sua prigionia guarì un ragazzo che rischiava di morire soffocato a causa di una spina, una lisca di pesce conficcata in gola. Fra tanti altri miracoli operati anche durante le torture, merita particolare ricordo quello della vedova alla quale un lupo aveva portato via un maialino. La donna, riavuta la bestiola, in segno di riconoscenza portò dei cibi e delle candele a Biagio che, commosso, le disse di offrire ogni anno una candela alla chiesa, assicurandole la sua protezione. Fu gettato in fondo a un lago, ma due angeli lo riportarono sano e salvo a riva, quindi fu decapitato. Furono decapitati anche due ragazzi che erano in prigione con lui e che egli aveva istruito alla religione cristiana.
Il martirio del vescovo di Sebaste avvenne nel 315 o 316 durante l'impero di Licinio, qualche anno dopo la concessione della libertà di culto nell'Impero Romano (313). Una motivazione plausibile del suo martirio può essere trovata nel dissidio tra Costantino e Licinio, i due imperatori cognati (314), che portò a persecuzioni locali a opera di governanti troppo zelanti, con distruzione di chiese, condanne ai lavori forzati per i cristiani e condanne a morte per i vescovi.
C'è una sua statua anche su una guglia del Duomo di Milano, la città dove in passato il panettone natalizio non si mangiava mai tutto intero, riservandone sempre una parte per la festa del nostro santo.
San Biagio lo si venera tanto in Oriente quanto in Occidente e per la sua festa è diffuso il rito della benedizione della gola, fatta poggiandovi due candele incrociate e invocando la sua intercessione.
In Italia ci sono più di 300 Parrocchie dedicate a lui. Si festeggia il 3 febbraio.
sinforosa castoro
Ciao Sinforosa,
RispondiEliminaho letto con molto interesse la storia di questo grande Santo, che conoscevo soo in parte. Anche nella nostra chiesa parrocchiale di S.Frediano in Vecchiano ( Pisa) viene conservata una piccola reliquia di S. Biagio e nel giorno della sua memoria riceviamo la benedizione della gola,mediante il bacio e l'accostamento della reliquia stessa.
Sono pratiche di devozione che insegnano,in un mondo tanto distratto e meterialista, i valori e la soria della nostra Fede.
Saluti cari
Fata C
Sì, è un Santo davvero speciale.
EliminaBuona serata
sinforosa