"La colpa non è dei maestri, che coi pazzi devono fare i pazzi. Infatti, se non dicessero ciò che piace ai ragazzi, resterebbero soli nelle scuole... E allora? Degni di rimprovero sono i genitori che non esigono per i loro figli una severa disciplina dalla quale possano trarre giovamento... essi devono abituare gradualmente i giovani alle fatiche, lasciare che si imbevano di letture serie e che conformino gli animi ai precetti della sapienza... Invece i ragazzi nelle scuole giocano".
Questa frase così attuale in verità appartiene ad Agamennone nell’incipt del Satyricon di Petronio, primo secolo d.C.
Le innumerevoli violenze di questi giorni che hanno come protagonisti ragazzini poco più che bambini, le continue e incessanti incomprensioni in ambito scolastico fra genitori-alunni-insegnanti sono segnali, brutti e preoccupanti, di una società che va educata. È una realtà che non tocca solamente l’Italia, per esempio in Francia e in Inghilterra gli insegnanti denunciano una quasi impossibilità nel gestire una classe e l’adesione ad assicurazioni per “difendersi” da eventuali accuse si sono moltiplicate.
In una società dove il figlio è generalmente figlio unico e magari voluto in età matura, questo figlio é percepito come un bene di famiglia da difendere e preservare da ogni intoppo e conflitto più che un soggetto da educare, crescere e far diventare adulto, nel vero senso della parola.
In tale genere di famiglia parole come fatica, impegno, frustrazione, regole, paletti... insomma, la parola No non è nemmeno pensata, altro che pronunciata, e così quando l’adorato figlio entra nella scuola, guai a un rimprovero, a un No, perché il genitore non può sopportare che il proprio bene viva una frustrazione, un conflitto, una delusione, e allora la colpa non può che essere dell’insegnante, che non sa educare, non sa gestire, non sa fare il suo mestiere.
Si dimentica, invece, che i bambini hanno bisogno di essere contenuti. Hanno bisogno di regole. Hanno bisogno di mete, anche alte, da raggiungere. Hanno bisogno, quindi, di adulti capaci.
Se non si corre presto ai ripari avremo generazioni di incapaci a distinguere il bene dal male, incapaci di distinguere la fantasia e il gioco, dalla realtà, come tale è, incapaci di comportarsi, se non come piccoli-grandi tiranni.
A quel punto, però, ci sarà ben poco da fare.
sinforosa castoro
Questa frase così attuale in verità appartiene ad Agamennone nell’incipt del Satyricon di Petronio, primo secolo d.C.
Le innumerevoli violenze di questi giorni che hanno come protagonisti ragazzini poco più che bambini, le continue e incessanti incomprensioni in ambito scolastico fra genitori-alunni-insegnanti sono segnali, brutti e preoccupanti, di una società che va educata. È una realtà che non tocca solamente l’Italia, per esempio in Francia e in Inghilterra gli insegnanti denunciano una quasi impossibilità nel gestire una classe e l’adesione ad assicurazioni per “difendersi” da eventuali accuse si sono moltiplicate.
In una società dove il figlio è generalmente figlio unico e magari voluto in età matura, questo figlio é percepito come un bene di famiglia da difendere e preservare da ogni intoppo e conflitto più che un soggetto da educare, crescere e far diventare adulto, nel vero senso della parola.
In tale genere di famiglia parole come fatica, impegno, frustrazione, regole, paletti... insomma, la parola No non è nemmeno pensata, altro che pronunciata, e così quando l’adorato figlio entra nella scuola, guai a un rimprovero, a un No, perché il genitore non può sopportare che il proprio bene viva una frustrazione, un conflitto, una delusione, e allora la colpa non può che essere dell’insegnante, che non sa educare, non sa gestire, non sa fare il suo mestiere.
Si dimentica, invece, che i bambini hanno bisogno di essere contenuti. Hanno bisogno di regole. Hanno bisogno di mete, anche alte, da raggiungere. Hanno bisogno, quindi, di adulti capaci.
Se non si corre presto ai ripari avremo generazioni di incapaci a distinguere il bene dal male, incapaci di distinguere la fantasia e il gioco, dalla realtà, come tale è, incapaci di comportarsi, se non come piccoli-grandi tiranni.
A quel punto, però, ci sarà ben poco da fare.
sinforosa castoro
Cara Sinforosa, passo a salutarti e augurarti buona serata e mi riservo come sempre di rileggere e commentare quando ho maggior calma. Ho anche visto che c'è un video interessantissimo da visionare che hai proposto nel post precedente. Dunque mi ci dedicherò con tranquillità appena possibile.
RispondiEliminaUn abbraccio.
E io ti ringrazio per il saluto sempre gradito. Aspetto un tuo commento. Il video te lo consiglio davvero. Buona serata.
Eliminasinforosa
La Lobby dei genitori per giustificare il loro fallimento educativo cercano di scaricare le colpe sugli insegnanti. E' un problema grosso.
RispondiEliminaÈ vero hai ragione....
EliminaUna vera urgenza educativa. Buona serata e grazie per essere passati, Gus e Anna.
Eliminasinforosa
Io prima di pensare a quali concetti usare in famiglia, penserei alla famiglia.
RispondiEliminaFosse per me, sterilizzerei l'80% della popolazione.
Mi spiacerebbe solo che gente brava come te poi avrebbe sempre meno lavoro...
Moz-
Basterebbe che i genitori si rendessero conto che un figlio è l’amore più grande che si possa vivere in questa vita, che un figlio è l’avventura più straordinaria della vita, che richiede, però, una costante e incessante azione educativa. Pronunciare anche dei bei No significa impegnarsi in tale azione educativa e questo ai genitori costa, purtroppo. Buona serata Miki e grazie.
Eliminasinforosa
So solamente una cosa: quando ero un ragazzino e cercavo di dire qualcosa mi sentivo dire "stai zizzo tu che sei un ragazzino mentre parlano i grandi". Oggi mia figlia mentre sta parlando con me di cose serie non mi dà più ascolto se il suo marmocchio dice le solite stupidaggini dei bambini, e io devo zittirmi. Ma quando potrò parlare io finalmente?
RispondiEliminaImmagino la scena e immagino i tuoi pensieri, sai la nuvoletta dei fumetti? Ecco, io in questo momento li vedo, anzi li leggo, i tuoi pensieri, in quelle circostanze. C’’è da dire che allora si era eccessivamente rigidi, oggi esattamente il contrario e tu, Vincenzo, sei destinato a tacere, per sempre. Buona serata e grazie per le tue parole che alleggeriscono un po’ questo problema sempre più pressante.
Eliminasinforosa
Cara Sinforosa, io direi che la colpa è spesso dei genitori.
RispondiEliminaCiao e buona giornata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Purtroppo è proprio così, Tomaso, siamo lontani anni luce dai tuoi tempi dove i genitori, magari senza laurea in psicologia o pedagogia, sapevano fare il "mestiere" più bello della vita: educare e crescere coloro che sarebbero poi diventati uomini e donne, veri. Buona giornata.
Eliminasinforosa
Troppi genitori fanno gli amici dei figli e questo non va bene.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Hai detto bene, Cavaliere, a ciascuno il proprio ruolo: il genitore deve fare il genitore, il figlio il figlio, l'insegnante l'insegnante e via discorrendo.
EliminaBuona giornata.
sinforosa
Leggendo il tuo post e i commenti mi è venuto subito di sottoscrivere ciò che ha detto subito prima di me Cavaliere oscuro del web: io vedo quotidianamente i genitori dei compagni di scuola dei miei figli o amici e parenti che hanno bambini più o meno coetanei dei miei, che fanno gli "amiconi" con i loro figli credendo di essere moderni, di fare una cosa bella. Forse gli viene facile anche perchè in questo modo si alleggeriscono un bel pò del peso dell'educazione vera e propria, quella fatta di divieti e regole, di punti da tenere fermi, di ruoli ben definiti.
RispondiEliminaAssolutamente posso dire che io sono la prima a fare degli errori come madre, ci mancherebbe altro! Nessuno è infallibile e le debolezze dovute al carattere, alle situazioni di volta in volta ecc. non mancano di certo. Ma se non ci proviamo nemmeno a fare i genitori con la G maiuscola, come la mettiamo nome poi?
I miei figli sanno che con me e mio marito possono giocare, ridere, fare tante cose insieme... ma sanno anche che se fanno delle monellerie o disubbidiscono poi non si scherza, c'è il rimprovero e se occorre anche una piccola punizione.
Il fatto che i miei bambini abbiano un disturbo dello sviluppo che purtroppo li limita in varie cose, nel relazionarsi o nel reagire alle situazioni, non significa che non debbano essere educati, pur se con i dovuti accorgimenti. L'ho sempre pensato anche a dispetto di chi a volte mi dice che tendo ad essere troppo severa e ferma su certi punti, come se il loro disturbo dovesse essere un motivo per fargliele avere sempre vinte... e anche a scuola a volte ho dovuto insistere io con le maestre perchè davanti a certi capricci o delle mancanze li rimproverassero. Tutto naturalmente va commisurato ai loro limiti, ma i princìpi educativi di base devono essere sempre validi, perchè saranno adulti un domani e io voglio che sappiano comportarsi con dignità ed educazione, appunto.
E se lo penso dei miei figli, che hanno comunque un fardello invalidante da portare sulle spalle, tesori miei, figurati se non lo penso anche di tutti i bambini, che saranno gli adulti del prossimo futuro!
Davvero in questi ultimi tempi se ne sentono troppe di tutti icolori... ma voglio sperare che si possa ancora correre ai ripari, prendendo coscienza ognuno del proprio ruolo.
Un caro saluto, Sinforosa, buona serata.
Il tuo discorso, cara Maris, non fa una piega. Quello che dici è assolutamente vero e concordo su tutto, compreso il fatto che “fare” la mamma e il papà è la cosa più difficile da compiere; lo dico sempre anche ai genitori durante le assemblee: è più difficile fare la mamma di un bambino che la maestra di ventotto, tuttavia, come dici bene tu, bisogna provarci e riprovarci e riprovarci, in fondo è questo il ruolo del genitore. Grazie mille Maris e buon pomeriggio.
Eliminasinforosa