Faceva freddo, freddo, per forza era inverno e si era in gennaio! Il povero uccellino non sapeva più dove andare per trovare un amico, se ne erano andati tutti, volati via verso i paesi caldi qualche mese prima, ma lui no, lui aveva detto: «Voglio rimanere qua, non c' ho voglia di fare quel lungo viaggio, troppa fatica», solamente che adesso si sentiva tanto solo e per di più aveva fame. Cominciò a piangere...
... e il suo pianto arrivò alle orecchie, che se anche non si vedono ci sono, del Pupazzo di neve di Via Roma, una bella strada con un palazzo alto, alto e pieno di finestre.
«Ehi! Uccellino... Uccellino, sono io che ti chiamo, perché piangi?».
L'uccellino vide il Pupazzo di neve che lo chiamava a squarciagola, che vuol dire che lo chiamava a voce altissima. Per prima cosa, con le sue alette, si asciugò bene le lacrime e poi volò di corsa da lui.
«Ciao Pu- Pu-Pupazzo di neve, io pi-pi-piango pe-pe-perché non ho nemmeno un amico, sono volati via tutti, e p-p-poi ho tanta fame, anche».
«Su, su, non piangere, a tutto c'è rimedio, tu sei stato molto, molto coraggioso a voler rimanere qua, però adesso hai capito perché tutti i tuoi amici affrontano quel lungo viaggio, che è faticoso, sì, ma è necessario per non morire di freddo e di fame».
«E-e adesso io come faccio?».
«Adesso un amico lo hai trovato... Ma sono io, no?».
«È vero, posso stare con te, finché arriva la primavera?».
«Certo».
«Però, prima della primavera morirò di fame... ».
«Ma no! Vedi, ogni giorno i bambini di questo palazzo vengono da me e mi mettono un naso nuovo eh... guarda un po' oggi che naso ho?».
«... Ma è una carota!».
«Sì. Oggi una carota, domani un panino, ogni giorno un naso diverso».
«Posso?». Chiese l'uccellino.
«Ma certo, accomodati pure e... Buon appetito».
Da quel giorno Pupazzo di neve e l'uccellino diventarono amici inseparabili.
«Cip-cip-cip», canticchiava l'uccellino dalla felicità.
di sinforosa castoro
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... e il suo pianto arrivò alle orecchie, che se anche non si vedono ci sono, del Pupazzo di neve di Via Roma, una bella strada con un palazzo alto, alto e pieno di finestre.
«Ehi! Uccellino... Uccellino, sono io che ti chiamo, perché piangi?».
L'uccellino vide il Pupazzo di neve che lo chiamava a squarciagola, che vuol dire che lo chiamava a voce altissima. Per prima cosa, con le sue alette, si asciugò bene le lacrime e poi volò di corsa da lui.
«Ciao Pu- Pu-Pupazzo di neve, io pi-pi-piango pe-pe-perché non ho nemmeno un amico, sono volati via tutti, e p-p-poi ho tanta fame, anche».
«Su, su, non piangere, a tutto c'è rimedio, tu sei stato molto, molto coraggioso a voler rimanere qua, però adesso hai capito perché tutti i tuoi amici affrontano quel lungo viaggio, che è faticoso, sì, ma è necessario per non morire di freddo e di fame».
«E-e adesso io come faccio?».
«Adesso un amico lo hai trovato... Ma sono io, no?».
«È vero, posso stare con te, finché arriva la primavera?».
«Certo».
«Però, prima della primavera morirò di fame... ».
«Ma no! Vedi, ogni giorno i bambini di questo palazzo vengono da me e mi mettono un naso nuovo eh... guarda un po' oggi che naso ho?».
«... Ma è una carota!».
«Sì. Oggi una carota, domani un panino, ogni giorno un naso diverso».
«Posso?». Chiese l'uccellino.
«Ma certo, accomodati pure e... Buon appetito».
Da quel giorno Pupazzo di neve e l'uccellino diventarono amici inseparabili.
«Cip-cip-cip», canticchiava l'uccellino dalla felicità.
di sinforosa castoro
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Una bella storia d'amicizia che va oltre le differenze una lezione per chi invece vede solo le differenze!
RispondiEliminaBuona giornata!
È una piccola storiella che può insegnare qualcosa. Nelle storielle che invento cerco sempre di trasmettere un piccolo messaggio che anche i bambini della scuola dell'infanzia possano recepire. Grazie mille Ofelia e buon pomeriggio.
Eliminasinforosa
Eheh, molto bella, anche se immagino lo strazio che potrà succedere in primavera XD
RispondiEliminaMoz-
Eh, si, quello è un problema da risolvere. Grazie Miki e buon pomeriggio.
Eliminasinforosa
Bella questa storia, i bambini impareranno tanto!!!
RispondiEliminaCiao e buon pomeriggio con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Grazie Tomaso, ai bimbi ci vuole davvero poco per interessarli e farli lavorare di fantasia. Buon pomeriggio.
Eliminasinforosa
Sei una narratrice vaporosa di storielle che parlano chiaro ai cuoricini dei bembini che hai tu, i più innocenti, quelli che ti ascoltano narrare accosciati col nasino per aria e la boccuccia aperta.
RispondiEliminaIo dicevo a mio nipote: "Ti chiami forse Andrea?" Lui allora scuoteva energicamente la capoccia aspettando il resto; "perché Andrea tre mosche in bocca avea, una entrava e un'altra usciva; povero Andrea come faceva?" Allora lui sputazzava veloce ma visto che non uscivano le tre mosche iniziava a piangere come un disperato. Arrivava mia figlia che mi chiedeva "Ma che gli hai detto?". "Figurati. Niente,piange da solo" e lui non sapeva cosa dire.
So cattivi sti nonni, te pare?
Ma sei un nonno divertente e tremendo allo stesso tempo e i tuoi nipoti ti adoreranno. Grazie per le generose parole che mi offri. Buon pomeriggio, Vincenzo.
Eliminasinforosa
Onore alla nostra Sinforosa.
RispondiEliminaTroppo buono Gus, grazie mille ☺️. Buon pomeriggio.
Eliminasinforosa
Sono commossa, è una bellissima storia che apre mente e cuore!
RispondiEliminaComplimenti a te e ai tuoi piccoli illustratori.
Addirittura, Francesca, ma è una storiellina da niente, ai bambini però piace e la richiedono sovente e loro sono bravissimi nell’illustrarla. Buon pomeriggio.
Eliminasinforosa