C’era una volta un uccellino tutto grigio; non aveva proprio niente che attirasse l’attenzione, era davvero piccolo e bruttino. Nessuno voleva giocare con lui: «Chi ti credi di essere?».
«Vai via, sei proprio brutto, non voglio giocare con te!».
«Mi vergogno di averti vicino, sta’ lontano!». Questo gli dicevano amici e conoscenti.
L’uccellino allora volava e volava tutto solo, con il cuore pesante di solitudine e di tristezza. Nei suoi lunghi voli, un giorno arrivò appena fuori le mura di una grande città. Lui non sapeva che si trattava di Gerusalemme. Su una collinetta vide tre uomini crocifissi e uno aveva per giunta una corona di spine conficcata nella testa. Il suo piccolo cuore si indignò: non basta forare mani e piedi con i chiodi? Non basta lasciarlo lì a morire di dolore e di sete, come gli altri due? Era proprio molto arrabbiato e pieno di compassione per quel Crocifisso. Lui non sapeva che era Gesù. Ad un tratto si illuminò: «Eppure posso fare qualcosa per lui».
Spiegò le alette, prese la rincorsa, con un volo deciso si avvicinò e con tutta la forza del suo beccuccio strappò una spina, e poi un’altra e un’altra ancora con il cuore che gli batteva fortissimo. All'ultima spina però una goccia di sangue del Crocifisso schizzò sul suo petto grigio, mentre Lui gli sorrideva, come per ringraziarlo. L’uccellino corse a lavarsi alla fontana, ma più si lavava, più la macchia di sangue sul suo petto diventava luminosa. «Oh come sei bello!», gli disse un’uccellina che passava di lì. «Nessuno ha una chiazza di un colore così bella sul petto!».
«Vieni a giocare con noi! Ti chiameremo Pettirosso», gli dissero gli altri uccelli.
Pettirosso non se lo fece dire due volte, li perdonò e giocò, volando, cantando, in una frenesia di felicità. Un pensiero nero però gli attraversò il cuore: «E i miei bambini saranno tutti grigi o avranno un bellissimo petto rosso come il mio?».
L’uccellina che per prima lo aveva visto si era tanto innamorata di lui e insieme costruirono il nido. Quando l’uccellina vi depose tre fragili uova, lui stette lì tutto il tempo a guardarle, per custodire il momento in cui si schiudevano. Sì, i nuovi nati avevano il petto rosso proprio come lui. E allora fu completamente felice. Non sapeva che quando il Crocifisso fa i suoi doni, non li fa mai a metà.
sinforosa castoro
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«Vai via, sei proprio brutto, non voglio giocare con te!».
«Mi vergogno di averti vicino, sta’ lontano!». Questo gli dicevano amici e conoscenti.
L’uccellino allora volava e volava tutto solo, con il cuore pesante di solitudine e di tristezza. Nei suoi lunghi voli, un giorno arrivò appena fuori le mura di una grande città. Lui non sapeva che si trattava di Gerusalemme. Su una collinetta vide tre uomini crocifissi e uno aveva per giunta una corona di spine conficcata nella testa. Il suo piccolo cuore si indignò: non basta forare mani e piedi con i chiodi? Non basta lasciarlo lì a morire di dolore e di sete, come gli altri due? Era proprio molto arrabbiato e pieno di compassione per quel Crocifisso. Lui non sapeva che era Gesù. Ad un tratto si illuminò: «Eppure posso fare qualcosa per lui».
Spiegò le alette, prese la rincorsa, con un volo deciso si avvicinò e con tutta la forza del suo beccuccio strappò una spina, e poi un’altra e un’altra ancora con il cuore che gli batteva fortissimo. All'ultima spina però una goccia di sangue del Crocifisso schizzò sul suo petto grigio, mentre Lui gli sorrideva, come per ringraziarlo. L’uccellino corse a lavarsi alla fontana, ma più si lavava, più la macchia di sangue sul suo petto diventava luminosa. «Oh come sei bello!», gli disse un’uccellina che passava di lì. «Nessuno ha una chiazza di un colore così bella sul petto!».
«Vieni a giocare con noi! Ti chiameremo Pettirosso», gli dissero gli altri uccelli.
Pettirosso non se lo fece dire due volte, li perdonò e giocò, volando, cantando, in una frenesia di felicità. Un pensiero nero però gli attraversò il cuore: «E i miei bambini saranno tutti grigi o avranno un bellissimo petto rosso come il mio?».
L’uccellina che per prima lo aveva visto si era tanto innamorata di lui e insieme costruirono il nido. Quando l’uccellina vi depose tre fragili uova, lui stette lì tutto il tempo a guardarle, per custodire il momento in cui si schiudevano. Sì, i nuovi nati avevano il petto rosso proprio come lui. E allora fu completamente felice. Non sapeva che quando il Crocifisso fa i suoi doni, non li fa mai a metà.
sinforosa castoro
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Peggy, è una storia bellissima e con un significato evidente.
RispondiEliminaCiao.
Sì, è una bella storiella.
EliminaGus, perdonami mi confondi con Peggy, io sono sinforosa. Ah, ah, ah.
sinforosa