Questo è un post che avevo pubblicato tempo fa, ma suddiviso in sei parti per l'impegno e la probabile pesantezza del discorso (lo potete trovare le sei parti nella rubrica Percorso sulle emozioni).
Ebbene, ho voluto unificare le sei parti per offrire una visione completa dell'argomento. È ovvio che il post è un poco più impegnativo di quelli che solitamente pubblico, tuttavia, dopo la pubblicazione, sarà a disposizione accanto a quello sul Linguaggio Grafico-Figurativo nel bambino/a dai tre ai sei anni., ecco il link, per poterlo consultare quando se ne ha il tempo e la voglia.
Cosa significa la parola emozione? Dal lat. tardo emotio da emovéo "smuovere" attraverso il fr. émotion (1534), in it. arriva entro l'inizio del Settecento: forte moto dell'animo.
Devo fare un lungo viaggio in aereo.
Questo evento può provocarmi diverse tipologie di emozione: dall'euforia, all'angoscia, passando dalla gioia, allo stupore, alla paura eccetera, secondo a come percepisco l'evento medesimo.
Sono così entusiasta che non vedo l'ora di salire sull'aereo e il mio cuore batte all'impazzata dalla gioia.
Sono così spaventata che vorrei fuggire dall'aeroporto e mi sento il cuore in gola dalla paura.
Questa comunicazione, CNV, si concentra su tre aspetti della comunicazione:
Ebbene, ho voluto unificare le sei parti per offrire una visione completa dell'argomento. È ovvio che il post è un poco più impegnativo di quelli che solitamente pubblico, tuttavia, dopo la pubblicazione, sarà a disposizione accanto a quello sul Linguaggio Grafico-Figurativo nel bambino/a dai tre ai sei anni., ecco il link, per poterlo consultare quando se ne ha il tempo e la voglia.
Le emozioni...
In estrema sintesi e con parole semplici, cerchiamo di esplorare un po' cosa sono, come si manifestano, eccetera, eccetera.Cosa significa la parola emozione? Dal lat. tardo emotio da emovéo "smuovere" attraverso il fr. émotion (1534), in it. arriva entro l'inizio del Settecento: forte moto dell'animo.
- Le emozioni sono risposte a stimoli interni o esterni a me. Le emozioni sono caratterizzate da manifestazioni fisiche legate alla percezione che si ha di quella data situazione, sia che si attui in uno spazio esterno a me o interno a me. Insomma, un evento, sia che avvenga nell'ambiente intorno a me (esterno) o nel mio spazio mentale (interno), mi procura una emozione in base a come io lo percepisco.
Devo fare un lungo viaggio in aereo.
Questo evento può provocarmi diverse tipologie di emozione: dall'euforia, all'angoscia, passando dalla gioia, allo stupore, alla paura eccetera, secondo a come percepisco l'evento medesimo.
- È facile quindi comprendere che il modo di percepire un determinato evento, sia esterno che interno a me, condizioni poi altre manifestazioni psicologiche come può essere il comportamento, l'attenzione, la memoria e via discorrendo.
Sono così entusiasta che non vedo l'ora di salire sull'aereo e il mio cuore batte all'impazzata dalla gioia.
Sono così spaventata che vorrei fuggire dall'aeroporto e mi sento il cuore in gola dalla paura.
- Un autore, Paul Ekman (psicologo statunitense, uno dei più autorevoli del ventesimo secolo) ha differenziato sei tipologie di emozioni (che lui definisce primarie e dalle quali deriverebbero tutte le altre, con le più svariate sfumature) sostenendo poi che queste emozioni - comuni a tutti i popoli e culture della terra e identificabili attraverso un linguaggio mimico-facciale - sono un vero e proprio meccanismo automatico in grado di darci informazioni su come viviamo un determinato evento e aiutarci a rispondere al cambiamento. È superfluo ricordare ancora che ciò che scatena le emozioni (il modo di percepire un evento), invece, non sia affatto universale ma, al contrario, sia alquanto soggettivo.
- Le sei tipologie di emozioni descritte da Ekman sono: rabbia, disgusto, tristezza, gioia, paura, sorpresa e ovviamente tutte le loro infinite variabili.
La piramide di Maslow. Emozioni. Parte 2°
- Le emozioni - connesse strettamente alle percezioni/sensazioni, ai pensieri e azioni - non sono da catalogare in "buone" o "cattive", perché tutte, e tutte le loro sfumature, sono, per noi, di grande utilità in quanto ci aiutano a individuare eventuali pericoli esterni e a capire cosa è importante per noi. In definitiva, le emozioni ci danno informazioni sui nostri veri bisogni.
- Abraham Maslow, (psicologo statunitense), con i suoi studi sui bisogni umani, raccolti nella sua opera: Una teoria della motivazione umana, elenca una "gerarchia di bisogni" (inizialmente cinque, in seguito diventarono otto) attraverso i quali ogni individuo può raggiungere la piena realizzazione di sé passando attraverso vari step. Di seguito analizzeremo la piramide di Maslow con i suoi cinque livelli dei bisogni umani.
- Secondo la struttura di tale piramide alla base ci stanno i bisogni materiali-primari e mano mano si sale si incontrano i bisogni sempre più immateriali-spirituali. Quindi, il processo ascendente va dalla soddisfazione dei bisogni primari-materiali a quelli più strettamente immateriali-spirituali. Solo se soddisfatti quelli dello step precedente o inferiore, si sente il bisogno di quelli dello step seguente o superiore.
- Bisogni fisiologici. Bisogni che ogni essere umano deve soddisfare per garantire la propria sopravvivenza: aria-acqua-cibo-sonno.
- Bisogni di sicurezza. Soddisfatti i bisogni fisiologici, l’essere umano si preoccupa della propria sicurezza e incolumità: casa-protezione-ordine-sicurezza-legge-stabilità.
- Bisogni di Appartenenza. Soddisfatte le necessità dei due step precedenti, l’essere umano sente il bisogno di appartenenza e di amore. L’assenza della loro soddisfazione potrebbe portare a forme di ansia e depressione: famiglia-amici-accettazione-gruppi sociali-interagire e comunicare con gli altri.
- Bisogni di stima. Soddisfazione affettiva-familiare, amicale, in ambito professionale e privato, fiducia nelle proprie capacità: -rispetto da parte degli altri-lavoro/studio-responsabilità.
- Bisogni di auto-realizzazione. A questo punto della piramide ci stanno i bisogni che riguardano le sfide intellettuali necessarie per accrescere la propria intelligenza e la comprensione del mondo medesimo: identificazione-consapevolezza di sé-percepire che la vita ha un senso- desiderio di esplorare, conoscere, scoprire-fare nuove esperienze.
- Bisogni estetici. Soddisfatti questi primi cinque fondamentali bisogni, gli esseri umani vengono motivati a successivi bisogni: estetica-equilibrio-bellezza-arte-musica.
- Realizzazione di sé stessi. Lo step successivo riguarda il bisogno di essere totalmente e pienamente realizzato e cioè essere il meglio di ciò che si può essere. (Maslow affermava che: “Ciò che un uomo può essere, deve esserlo”): continua crescita di sé-piena soddisfazione in tutti gli ambiti della vita.
- Trascendenza. Questo ultimo step è raggiunto solamente se pienamente raggiunti e quindi appagati i bisogni degli altri sette step. Questo è il bisogno di aiutare gli altri a realizzarsi a loro volta: altruismo.
Lasciando perdere tutte le variabili di tale teoria, questo studio ci fa comprendere quanto la soddisfazione dei bisogni stia alla base di una buona vita emotiva.
In altre parole, quando percepiamo che i nostri bisogni siano soddisfatti o stiano per esserlo proviamo delle emozioni positive, al contrario proviamo emozioni negative, che, se non riconosciute, a lungo andare, possono portare a veri malesseri.
In altre parole, quando percepiamo che i nostri bisogni siano soddisfatti o stiano per esserlo proviamo delle emozioni positive, al contrario proviamo emozioni negative, che, se non riconosciute, a lungo andare, possono portare a veri malesseri.
- È importante, quindi, accogliere e conoscere le nostre emozioni, perché l'evitarle o sfuggirle può condurre a malesseri più o meno intensi/gravi. E poi, diciamocelo, possiamo evitare o sfuggire un evento esterno a noi, molto più difficoltoso è sfuggire o evitare un pensiero o una sensazione.
Marshall Bertram Rosenberg. Le parole sono finestre oppure muri. Emozioni. Parte 3°
- Cerchiamo e riconosciamo in noi i nostri bisogni per poter prendercene cura.
- Adottiamo strategie utili al loro soddisfacimento in base al nostro modo di essere, ai nostri valori, ai nostri principi al nostro stile di vita, poiché i mezzi per soddisfare un bisogno sono tanti, a noi spetta di scegliere il mezzo più idoneo per me.
- Non confondiamo il bisogno con l'aspettativa, poiché spesso, se non sempre, siamo convinti che chi ci sta davanti pensi e viva esattamente come me. Questo atteggiamento, oltre che creare conflitti infiniti e malesseri, crea equivoci da entrambe le parti.
- Come già detto nel post precedente, il bisogno ci accomuna a tutti gli esseri umani, quindi "sul bisogno" non può esserci giudizio/conflitto.
- Esprimiamo, quindi, il nostro bisogno in modo chiaro, semplice, diretto, concreto. Solo così si avvia un vero confronto, una vera comunicazione, senza ombra di giudizio. Perciò, affermiamo: «Adesso ho bisogno di... » e non: «Adesso ho bisogno che tu o voi... ».
Questa comunicazione, CNV, si concentra su tre aspetti della comunicazione:
L'auto-empatia (consapevole e compassionevole esperienza interiore).
L'empatia (ascoltare l'altro con profonda compassione).
L'auto-espressione onesta (esprimersi in modo autentico e vero).
In sintesi, accogliamo ciò che avviene nell'altro con empatia, senza ascoltare né giudizi né critiche.
Mentre i quattro punti chiave dell CNV sono:
In sintesi, accogliamo ciò che avviene nell'altro con empatia, senza ascoltare né giudizi né critiche.
Mentre i quattro punti chiave dell CNV sono:
- Osservazione oggettiva dei fatti. Comunicare i fatti, avulsi da qualsiasi giudizio o valutazione.
- Dichiarazione delle sensazioni che questi fatti creano in me.Comunicare apertamente ciò che sento. «Ho paura». «Sono nervosa». «Sono contrariata». «Sono demoralizzata». «Sono delusa». «Non sono a mio agio»...
- Dichiarazione dei bisogni non soddisfatti (che stanno alla base delle mie emozioni/percezioni). Comunicare ciò di cui ho bisogno in quel momento.
- Richiesta. Comunicare ciò che desidero che l'altro faccia per rendere la mia vita più bella. Comunicare le mie aspettative senza colpevolizzare o giudicare.
"La violenza è l'espressione tragica di bisogni non soddisfatti. È la manifestazione dell'impotenza e/o della disperazione di una persona talmente priva di risorse da pensare che le proprie parole non siano sufficienti a farsi capire. Allora attacca, grida, aggredisce". Marshall Bertram Rosenberg.
Goleman e Gottman: l'allenatore emotivo. Emozioni. Parte 4°
Perché questi tre post precedenti? A che scopo?
In realtà i tre post precedenti sono un preambolo per arrivare, oggi, ad affermare che come insegnanti e come genitori, oltre che come persone che, volenti o no, si pongono in relazione, è importantissimo "allenarci" e "allenare" emotivamente per... per poter far fronte agli alti e bassi della nostra e dell'altrui vita e vivere così una vita migliore.
Ma come si diventa genitori/insegnanti "allenatori emotivi?".
Dalla nostra abbiamo professori autorevoli che ci tracciano la via.
Per esempio, John Gottman, che richiama il pensiero reso popolare da un altro eminente professore: Daniel Goleman, colui che ha espressamente rilevato e dichiarato che l'intelligenza emotiva (la conoscenza di sé, l'empatia ecc.) - sottovalutata per molto tempo a favore del Quoziente d'intelligenza (QI) - è di grande importanza poiché influenza e non poco la vita umana. Gottman, si diceva, classifica i genitori - e quindi anche gli insegnanti - in quattro tipologie: noncuranti, censori, lassisti e allenatori emotivi.
In realtà i tre post precedenti sono un preambolo per arrivare, oggi, ad affermare che come insegnanti e come genitori, oltre che come persone che, volenti o no, si pongono in relazione, è importantissimo "allenarci" e "allenare" emotivamente per... per poter far fronte agli alti e bassi della nostra e dell'altrui vita e vivere così una vita migliore.
Ma come si diventa genitori/insegnanti "allenatori emotivi?".
Dalla nostra abbiamo professori autorevoli che ci tracciano la via.
Per esempio, John Gottman, che richiama il pensiero reso popolare da un altro eminente professore: Daniel Goleman, colui che ha espressamente rilevato e dichiarato che l'intelligenza emotiva (la conoscenza di sé, l'empatia ecc.) - sottovalutata per molto tempo a favore del Quoziente d'intelligenza (QI) - è di grande importanza poiché influenza e non poco la vita umana. Gottman, si diceva, classifica i genitori - e quindi anche gli insegnanti - in quattro tipologie: noncuranti, censori, lassisti e allenatori emotivi.
- Noncuranti. Sono genitori/insegnanti che sminuiscono, sottovalutano o ignorano le emozioni negative dei figli/allievi.
- Censori. Sono genitori/insegnanti che giudicano, criticano e persino puniscono i figli/allievi per le manifestazioni emotive espresse più o meno palesemente.
- Lassisti. Sono genitori/insegnanti che, pur accettando le manifestazioni emotive dei figli/allievi, non sono in grado di dare loro una direzione, una soluzione al problema e non sanno contenere o porre limiti al loro comportamento.
- Allenatori emotivi. Sono genitori/insegnanti che:
- Non ignorano tali manifestazioni.
- Riconoscono in quell'emozione l'opportunità di dialogo-insegnamento-intimità con il figlio/allievo.
- Ascoltano con empatia(nei panni di)-partecipazione emozioni-sentimenti del figlio/allievo.
- Aiutano il figlio/allievo a esprimere "cosa sta provando in quel momento".
- Pongono limiti al loro comportamento, mentre impartiscono "lezioni di vita" cercando insieme strategie e soluzioni al problema del momento.
Ellis e Di Pietro. REBT e Educazione Razionale Emotiva. Emozioni Parte 5°
Nei post precedenti abbiamo parlato di emozioni, bisogni, comunicazione non violenta e importanza di un buon allenamento emotivo.
Abbiamo ormai chiaro l'importanza di conoscere e riconoscere le emozioni che si muovono dentro noi e dentro i nostri bambini, emozioni che ci rimandano ai nostri bisogni.
Abbiamo ben chiaro l'utilità d'imparare a nominare le emozioni, per poterle gestire al meglio. Tuttavia, se per noi adulti è più facile riconoscere e nominare una nostra emozioni, per i bambini non è così.
Sappiamo, infatti, che per un bambino non è facile riconoscere e soprattutto dare un nome all'emozione provata, poiché il suo cervello è ancora in fase di crescita, quindi utilizza il solo modo che conosce per esprimerla e cioè attraverso un'azione.
Es: è triste o ha paura o è arrabbiato, che cosa fa? Passa all'azione: piange, urla o fa capricci, eccetera.
Con l'aiuto di questi due autorevoli psicologi, approfondiamo l'argomento.
LA REBT di Albert Ellis
La Terapia Comportamentale Razionale Emotiva (REBT) è una teoria psicologica che negli ultimi quarant'anni ha avuto un notevole influsso sulla psicoterapia.
Al contrario di molte altre Scuole,la REBT ha alla base principi semplici, straordinariamente efficaci e facilmente trasmissibili. Al punto che i terapeuti sono soliti fornire ai pazienti sintesi semplificate della teoria REBT perché già queste conoscenze di per sé formano un'ottima base per il processo terapeutico.
Il presupposto da cui parte Ellis è che, se noi riusciamo a pensare in modo razionale, la forza traumatica di qualunque evento si svuota del suo potenziale ansiogeno. Infatti, varie forme di disagio psicologico ed emotivo non vengono determinate dalle caratteristiche dell'evento attivante in sé, ma dai pensieri, spesso distorti e irrazionali, per mezzo dei quali lo interpretiamo e gli assegniamo un significato esageratamente disturbante.
Gli assunti principali della REBT. possono essere sintetizzati nei seguenti punti:
→Nella maggior parte dei casi il modo in cui ci sentiamo (emotivamente) e il modo in cui ci comportiamo sono la risultante di ciò che pensiamo.
→Un modo di pensare inadeguato (illogico, distorto, irrazionale) porta a problemi emotivi e comportamentali.
→Problemi emotivi e comportamentali possono essere superati imparando a sostituire pensieri irrazionali con pensieri razionali.
Abbiamo ormai chiaro l'importanza di conoscere e riconoscere le emozioni che si muovono dentro noi e dentro i nostri bambini, emozioni che ci rimandano ai nostri bisogni.
Abbiamo ben chiaro l'utilità d'imparare a nominare le emozioni, per poterle gestire al meglio. Tuttavia, se per noi adulti è più facile riconoscere e nominare una nostra emozioni, per i bambini non è così.
Sappiamo, infatti, che per un bambino non è facile riconoscere e soprattutto dare un nome all'emozione provata, poiché il suo cervello è ancora in fase di crescita, quindi utilizza il solo modo che conosce per esprimerla e cioè attraverso un'azione.
Es: è triste o ha paura o è arrabbiato, che cosa fa? Passa all'azione: piange, urla o fa capricci, eccetera.
Con l'aiuto di questi due autorevoli psicologi, approfondiamo l'argomento.
LA REBT di Albert Ellis
Al contrario di molte altre Scuole,
Il presupposto da cui parte Ellis è che, se noi riusciamo a pensare in modo razionale, la forza traumatica di qualunque evento si svuota del suo potenziale ansiogeno. Infatti, varie forme di disagio psicologico ed emotivo non vengono determinate dalle caratteristiche dell'evento attivante in sé, ma dai pensieri, spesso distorti e irrazionali, per mezzo dei quali lo interpretiamo e gli assegniamo un significato esageratamente disturbante.
Gli assunti principali della REBT. possono essere sintetizzati nei seguenti punti:
→Un modo di pensare inadeguato (illogico, distorto, irrazionale) porta a problemi emotivi e comportamentali.
→Problemi emotivi e comportamentali possono essere superati imparando a sostituire pensieri irrazionali con pensieri razionali.
Da www.educazione-emotiva.it
Per sintetizzare, ci verrebbe da dire che dobbiamo imparare a "pensare positivo" e "far imparare a pensare positivo" attraverso pensieri R A Z I O N A L I, che in questo modo privano ogni situazione-evento-fatto del loro elemento ansiogeno. Ma facciamo un passettino in più.
→Al punto A si considera l' evento attivante la situazione vissuta dall'individuo.
→Al punto C troviamo la sua reazione emotiva e comportamentale.
→Fra A e C interviene il punto B, ossia la propria rappresentazione mentale della realtà, il proprio modo di pensare, ovvero di interpretare e valutare, dentro la propria testa, ciò che è avvenuto al punto A.
Ciò non vuol dire che non proverà più emozioni spiacevoli, ne farà senz'altro esperienza di tanto in tanto, ma anziché essere sopraffatto da esse, sarà in grado di dominarle.
L'Educazione Razionale Emotiva riconosce che le emozioni, anche quelle negative, hanno un loro valore legato alla sopravvivenza della specie. Così come il dolore fisico ci comunica che qualcosa sta nuocendo al nostro corpo, anche il disagio emotivo funge da segnale che ci avverte dell'opportunità di mobilitare le nostre risorse per fronteggiare la situazione.
Se però questo disagio emotivo si fa troppo intenso ne saremo sopraffatti e non saremo più in grado di attivare, in modo efficace, le nostre risorse personali.
→Consapevolezza dell'insorgere di uno stato d'animo negativo.
→Riconoscimento dei pensieri che precedono e accompagnano il manifestarsi di tale stato d'animo.
→Individuazione dei pensieri nocivi o irrazionali.
→Correzione e trasformazione di tali pensieri disfunzionali attraverso il ragionamento.
→Ricorso continuo a nuovi modi di pensare più adeguati al fine di sperimentare reazioni emotive e comportamentali più funzionali alla situazione.
L'EDUCAZIONE RAZIONALE EMOTIVA IN PRATICA di Mario Di Pietro
Attuare un processo di alfabetizzazione emotiva significa insegnare al bambino l'A.B.C delle mie emozioni. Il modello dell'emozione adottato nell'ambito dell' educazione emotiva include i tre elementi che intervengono in qualsiasi manifestazione emotiva.
→Al punto C troviamo la sua reazione emotiva e comportamentale.
→Fra A e C interviene il punto B, ossia la propria rappresentazione mentale della realtà, il proprio modo di pensare, ovvero di interpretare e valutare, dentro la propria testa, ciò che è avvenuto al punto A.
Ciò non vuol dire che non proverà più emozioni spiacevoli, ne farà senz'altro esperienza di tanto in tanto, ma anziché essere sopraffatto da esse, sarà in grado di dominarle.
L'Educazione Razionale Emotiva riconosce che le emozioni, anche quelle negative, hanno un loro valore legato alla sopravvivenza della specie. Così come il dolore fisico ci comunica che qualcosa sta nuocendo al nostro corpo, anche il disagio emotivo funge da segnale che ci avverte dell'opportunità di mobilitare le nostre risorse per fronteggiare la situazione.
Se però questo disagio emotivo si fa troppo intenso ne saremo sopraffatti e non saremo più in grado di attivare, in modo efficace, le nostre risorse personali.
L'intento dell'Educazione Razionale-Emotiva non è quindi eliminare ogni emozione spiacevole, ma minimizzare l'impatto che tali emozioni hanno sulla vita dell'individuo, favorendo nel contempo la massimizzazione di emozioni positive
Solitamente un programma di Educazione Razionale Emotiva si sviluppa attraverso tre fasi.
- Innanzitutto si cerca di aiutare il bambino a riconoscere, a identificare le proprie emozioni, a essere consapevole di come si sente quando prova un certo disagio emotivo.
- Poi si tratta di aiutarlo a identificare il rapporto esistente fra modo di sentirsi e modo di pensare e a rendersi conto che se si sente in un certo modo è perché pensa secondo determinate modalità.
- Infine, si cercherà di aiutare il bambino ad intervenire su quei meccanismi mentali che sono alla base di emozioni disfunzionali, operando una trasformazione all'interno della propria mente e quindi cambiando qualcosa nel proprio dialogo interno, ossia nel modo in cui parla a sé stesso quando interpreta e valuta ciò che gli accade. E` ciò che con un termine tecnico viene chiamata ristrutturazione cognitiva.
Ciò non significa reprimere le proprie emozioni, ma trasformarle agendo sul meccanismo che determina l'insorgere e il perdurare di stati emotivi negativi. Come abbiamo visto tale meccanismo è dentro la nostra testa ed è costituito dai nostri stessi pensieri. Acquisire la capacità di fronteggiare le emozioni negative significa quindi imparare a riconoscere e a trasformare i propri pensieri irrazionali
Tale processo implica le seguenti fasi:
→Riconoscimento dei pensieri che precedono e accompagnano il manifestarsi di tale stato d'animo.
→Individuazione dei pensieri nocivi o irrazionali.
→Correzione e trasformazione di tali pensieri disfunzionali attraverso il ragionamento.
→Ricorso continuo a nuovi modi di pensare più adeguati al fine di sperimentare reazioni emotive e comportamentali più funzionali alla situazione.
Da www.educazione-emotiva.it
Ma facciamo un passettino in più e andiamo alla pratica. Parliamo di giochi.
Ricordate il bel giochetto fatto in occasione della festa del papà? Ecco il link.
Ora, per far conoscere, riconoscere e nominare le emozioni, r eplichiamo questo gioco con la parola emozione, facendo ripensare al momento in cui si è vissuta. Es: Stamattina quando il tuo amico ti ha portato via il gioco hai urlato, perché? Cos'hai provato?
E quindi:
Se la tua emozione fosse un animale sarebbe...
Se la tua emozione fosse un fiore sarebbe...
Se la tua emozione fosse un colore sarebbe...
Se la tua emozione fosse un frutto sarebbe...
Se la tua emozione fosse un dolce sarebbe...
Se la tua emozione fosse una forma sarebbe...
Se la tua emozione fosse un personaggio delle fiabe sarebbe... eccetera, eccetera, eccetera.
Che ve ne pare?
Vi assicuro che questo gioco piacerà tantissimo e si presterà per far sì che i bambini comincino a familiarizzare con le proprie emozioni e farle uscire in un modo del tutto nuovo e più consapevole.
Se poi faremo esprimere queste loro risposte attraverso il disegno, l'attività pittorica, drammatica, musicale, be' avremmo un buon punto di partenza per poter realizzare con loro un buon allenamento emotivo e una buona educazione razionale emotiva pratica.
Ma facciamo un passettino in più e andiamo alla pratica. Parliamo di giochi.
Ricordate il bel giochetto fatto in occasione della festa del papà? Ecco il link.
Validare, dare significato e regolare le emozioni
Prime settimane di scuola e la scuola scoppia di emozioni. I bambini non sanno dare voce alle loro emozioni, non sanno raccontarle ed ecco emergere e dilagare grida, pianti sommessi o urlati, comportamenti provocatori, oppositivi, disturbi psicosomatici, insomma di tutto e di più.
È importante che l'adulto (genitore, insegnante) sappia validare, dare significato, orientare e regolare queste emozioni "ribelli":
- Dimostrando al bambino di riconoscere la sua emozione.
- Chiedendogli di raccontare ciò che lo disturba in quel momento.
- Cercando di fargli prendere coscienza di cosa ha scatenato in lui quella specifica emozione.
- I racconti, le fiabe attraverso le quali il bambino riconosce e rielabora le sue stesse emozioni.
- L'uso di burattini, là dove il burattino inizia a dialogare col bambino e attraverso quel dialogo fa comprendere, orienta e spiega il perché di tali emozioni.
- La drammatizzazione, soprattutto quella del cambio dei ruoli.
- La rappresentazione pittorica e/o grafica.
Wow. Lo leggerò con interesse e poi ricommento.
RispondiEliminaGrazie Anna, è molto, molto in sintesi, tuttavia può essere utile. Buona giornata.
Eliminasinforosa
Mi sono già emozionato :)
RispondiEliminaCiao Annamaria.
Addirittura? Ah, ah ah. Fosse così semplice, Gus, saremmo a cavallo. Serena giornata.
Eliminasinforosa
Cara Sinforosa, passata la Santa Pasqua eccomi qui per un saluto.
RispondiEliminaCiao e buona settimana con un forte abbraccio.
Tomaso
Come stai Tomaso? Spero un po' meglio. Buona continuazione di giornata e grazie per essere passato.
Eliminasinforosa
WOW!!!!!
RispondiEliminaChe argomento!!!! Dovrò leggerlo con molta attenzione perchè questo discorso non vale solo, nel mio caso, a come rapportarmi coi miei figli ma anche per capire meglio me stessa, vista la mia GRANDE emotività!
Bellissimo post!!!
Kisssssssssssssssssssssssssss
Come dicevo, ho fatto un post estremamente sintetico, ci sarebbe da parlare per ore e ore, tuttavia spero di aver sottolineato le parti salienti di un argomento mai esaurito. Ciao Betta e buona continuazione di giornata.
Eliminasinforosa
Perché non avevo i tuoi appunti quando ho dato l'esame di pedagogia e ho dovuto faticare il doppio per avere un 30?
RispondiEliminaUn abbraccio.
Sei forte, Francesca, sono solo linee generali per saperne un pochino di più su un argomento così vasto e complesso oltretutto dette in modo alquanto semplice. Buona continuazione di giornata.
Eliminasinforosa
3ti dico onestamente che ho salvato il post per leggerlo con calma, ma davvero... che bello!
RispondiEliminaMa grazie mille Giulia, sarà comunque sempre a disposizione facendo scorrere la pagina, un po’ più in basso, e fammi sapere. Buona serata e grazie per essere passata.
Eliminasinforosa
Cara Sinforosa, oltre che il nome, abbiamo in comune anche il lavoro che svolgiamo. Questo post è molto interessante, per ora sono arrivata , più o meno , a metà lettura ma L'ho salvato per continuare a leggerlo, perchè l'argomento è interessante e complesso. Volevo anche dirti che ho acquistato, tramite Amazon, l'ebook del tuo libro , così lo leggerò sul computer col mio kinder. Ti farò sapere...buona serata.
RispondiEliminaMa bene, Mirtillo, mi fa piacere, come dicevo a Giulia sarà sempre a disposizione come quello sul gioco del bambino e quello sullo sviluppo grafico- figurativo del bambino 3/6 anni nella parte in mezzo di questa schermata. Per quanto riguarda il mio libro... mi saprai dire, spero ti coinvolga. Buona serata e grazie per essere passata.
Eliminasinforosa
Ciao Sinforosa! L'argomento è complesso e da approfondire, ma grazie per averlo trattato qui :-)
RispondiEliminaHai detto bene, Silvia, argomento complesso e mai esaurientemente trattato. Io, qui, ho solamente riassunto ai minimi termini, nella speranza di aver esposto i concetti in un modo semplice, il più semplice possibile. Buona continuazione di giornata.
Eliminasinforosa
Very Interesting!!
RispondiEliminaMy Blog | Instagram | Bloglovin
Grazie Shweta, serena continuazione di giornata.
Eliminasinforosa
E' interessante , molto e da leggere con molta attenzione
RispondiEliminaLo farò vedere a mia figlia e son sicura che le tornerà molto utile
Grazie! : )
Mi fa piacere, Marinetta, certamente è molto stringato, ma può essere utile. Grazie mille e buona serata.
Eliminasinforosa
Sinforosa cara, anche io come gli altri che hanno commentato prima di me mi riservo di leggere con la dovuta attenzione questo post, ma intanto ho dato una prima occhiata e ho ritrovato la piramide dei bisogni di Maslow che mi ha riportato indietro nel tempo, quando ero una ventenne e mi preparavo a fare del volontariato, frequentando un corso che tra l'altro dava anche un'infarinatura di psicologia, attingendo proprio alle teorie di Maslow appunto e di Carl Rogers.
RispondiEliminaUn abbraccio!
Bene Maris, una spolverata non fa mai male, sono cose trite e ritrite ma sempre attuali, per grandi e piccini. Buona serata e grazie per essere passata.
Eliminasinforosa
La troppa sensibilità gioca brutti scherzi. Bisognerebbe riuscire a chiudere fuori le sensazioni ed emozioni che ci destabilizzano. Questo lo si può fare solo quando sappiamo riconoscere tali sensazioni ed emozioni. È un lavoro che varrebbe la pena fare; non è facile. Un abbraccio, Valeria e buona giornata.
RispondiEliminasinforosa
Volevo ringraziarti da parte di mia figlia
RispondiEliminaLe ho portato questo tuo lavoro e le è piaciuto tantissimo ... molto interessante e molto utile per i suoi studi ... Grazie ancora : )
Ma grazie, tua figlia è troppo buona, però ti dico che mi fa davvero piacere essere un pochino utile anche alle giovani maestre. Un bacione a tua figlia, mia collega, e un abbraccio a te.
Eliminasinforosa