Il Vangelo della IV° domenica di Quaresima, la domenica della gioia, ci presenta una "famosa" parabola, quella del Figliol prodigo o più correttamente quella del Padre Misericordioso.
Il tema del perdono difficilmente lo associamo alla gioia e invece chi, come me del resto, ha sperimentato più volte nella vita la grazia del perdono, del ritorno alla casa del Padre, sa quanta gioia procura l'essere-il sentirsi perdonati da un Dio che è anzitutto un Padre.
Nella parabola, per ben nove volte ricorre la parola padre e, per paradosso, per ben cinque volte è pronunciata dal figlio minore, quello "scapestrato", quello che ha vissuto da dissoluto sperperando la fortuna del padre, mentre il figlio maggiore, quello che ha sempre obbedito a ogni comando del padre - viene da pensare per dovere e non per amore - non nomina mai la parola padre; il rapporto che ha col padre è più di sudditanza, di servilismo che filiale.
Sappiamo tutti come si conclude la parabola: il figlio che, pentito, ritorna, il padre che gli va incontro, lo perdona e gli fa festa, e il fratello che non capisce il motivo di si tanta gioia.
Il Padre, da parte sua, ama senza chiedere nulla in cambio: ama il figlio perduto e ritrovato e il figlio che, nonostante condivida tutto di lui, non lo ama come dovrebbe amare un figlio.
Mamme, papà, cerchiamo di amare i nostri figli, soprattutto quando, grandi, prendono la loro strada, come quel Padre.
E tutti noi che siamo "dentro" la Chiesa, condividendo in tutto e per tutto l'amore di Dio, cerchiamo di "esserci" come figli, per amore e non per dovere; abbiamo l'umiltà del secondogenito nel riconoscerci sempre bisognosi del Suo perdono.
Buona Domenica
sinforosa castoro
Il tema del perdono difficilmente lo associamo alla gioia e invece chi, come me del resto, ha sperimentato più volte nella vita la grazia del perdono, del ritorno alla casa del Padre, sa quanta gioia procura l'essere-il sentirsi perdonati da un Dio che è anzitutto un Padre.
Nella parabola, per ben nove volte ricorre la parola padre e, per paradosso, per ben cinque volte è pronunciata dal figlio minore, quello "scapestrato", quello che ha vissuto da dissoluto sperperando la fortuna del padre, mentre il figlio maggiore, quello che ha sempre obbedito a ogni comando del padre - viene da pensare per dovere e non per amore - non nomina mai la parola padre; il rapporto che ha col padre è più di sudditanza, di servilismo che filiale.
Sappiamo tutti come si conclude la parabola: il figlio che, pentito, ritorna, il padre che gli va incontro, lo perdona e gli fa festa, e il fratello che non capisce il motivo di si tanta gioia.
Il Padre, da parte sua, ama senza chiedere nulla in cambio: ama il figlio perduto e ritrovato e il figlio che, nonostante condivida tutto di lui, non lo ama come dovrebbe amare un figlio.
Mamme, papà, cerchiamo di amare i nostri figli, soprattutto quando, grandi, prendono la loro strada, come quel Padre.
E tutti noi che siamo "dentro" la Chiesa, condividendo in tutto e per tutto l'amore di Dio, cerchiamo di "esserci" come figli, per amore e non per dovere; abbiamo l'umiltà del secondogenito nel riconoscerci sempre bisognosi del Suo perdono.
Coloritura di una scheda riguardante i Sacramenti: il Sacramente del Perdono. G. B. anni 5 |
sinforosa castoro
Vieni a trovarmi c'è un premio per te nel mio blog.
RispondiEliminaSara
Verrò senz'altro. Grazie per essere passata di qua.
Eliminaciao
sinforosa castoro
Chi ama i bambini ama la "PARTICELLA DI DIO" CREATO/CREATORE UN TUTT'UNO,cari saluti e tanta serenità nell'Anima. Orlando Serpietri.
RispondiEliminaGrazie Orlando, i bambini sono davvero "particelle di Dio".
EliminaIo sono fortunata perché quelli con cui ho a che fare sono ancora in un'età dove il divino, in loro, affiora distintamente, poi, purtroppo, crescendo, a poco a poco perdono quell'innocenza (vedi commento della collega qui sotto); per questo dobbiamo far di tutto perché conservino quell'anelito che Dio ha dato a ciascuno di noi. L'educazione è un impegno di una vita intera.
ciao
sinforosa castoro
Ieri non ho avuto più tempo nè modo di scriverti ciò che penso. Ero appena ritornata dalla chiesa quando ho letto il tuo bellissimo commento.
RispondiEliminaIn fondo, tutti i sentiamo come il figlio minore che sperpera denaro e vagabonda nell'ignoto e solo Lui può riportarci nella retta via, ma... all'improvviso la parola "perdono" lo associo a "timore". Il frate continuava a dire che qualsiasi cosa noi facciamo, il Padre nostro non ci abbandonerà mai perchè siamo suoi figli. Il perdono è uno strumento importantissimo per il cristiano che non vive in uno stato di continua angoscia per il male commesso. Eppure mi chiedo: il troppo perdono non porta ad un'educazione libertina e stregolata? Sono cresciuta avendo anche un po' di timore, lo stesso che mi faceva arrossire e vergognare, che mi ha forgiata e resa un'adulta educata e rispettosa del prossimo e di tutto ciò che mi sta attorno. Insegnando nella scuola primaria noto quanto ineducati ed irriverenti possono essere i bambini: non salutano se entrano od escono dalla scuola, non tengo a cura le proprie cose (figuriamoci quelle altrui), li sgridi e non arrossiscono nè si vergognano, anzi... ti rispondono sfidandoti. Non ci dobbiamo meravigliare se stiamo crescendo una generazione di frustrati e di depressi. Forse ciò che manca è un ritorno alle "vecchie" maniere, è un ripristinare i "vecchi" valori.
Cara collega, posso chiamarti così anche se tu sei alla primaria, vero?
RispondiEliminaAnzitutto, benvenuta. Come dici bene tu, spesso ci sentiamo "figlio minore" e cioè ribelli nei confronti di Dio, ma io non escludo che forse ancor più spesso siamo come il figlio maggiore, in fondo lui, il figlio maggiore, aveva timore del padre: «ho sempre fatto tutto ciò che comandavi», gli dice. Non credi che questo genere di affermazioni sia più un linguaggio tra servo e padrone piuttosto che tra un padre e un figlio? Se Lui è nostro Padre dobbiamo trattarlo come tale, con quella confidenza che non ci fa essere timorosi ma fiduciosi del suo amore illimitato.
Come dici bene tu, oggigiorno non è facile fare la maestra, da una parte i genitori sempre pronti a vedere la pagliuzza nell'occhio dell'altro bambino/a che non la trave nell'occhio del proprio bambino, tanto per stare in tema evangelico, e dall'altra i bambini che vogliono dalla maestra quell'attenzione che troppo spesso a casa non hanno più. Nonostante noi insegnanti ci dedichiamo anima e corpo a questi bambini, se alla base non c'è la famiglia, la scuola, alla fin fine, può ben poco. Io però sono fiduciosa, dobbiamo esserlo.
ciao e buona scuola
sinforosa castoro